L'Ue fa il tifo per Erdogan
A tre giorni dalle elezioni di domenica la polizia turca ha occupato militarmente e in diretta tv gli studi di due emittenti televisive vicine all’opposizione, dopo che questa settimana un tribunale di Ankara ha accusato di terrorismo la società che possiede le due emittenti, il Koza-Ipek Group, e ne ha decretato il sequestro per mano dello stato. Ieri due giornali nazionali posseduti dalla società, Bugün e Millet, sono usciti con la prima pagina nera, per protestare contro la sentenza. Koza-Ipek, collegata all’imprenditore-predicatore Fethullah Gülen, antico alleato e oggi nemico del presidente Recep Tayyip Erdogan, era una delle poche compagnie di media che ancora criticavano apertamente il presidente, nonostante una campagna di intimidazione e censura della stampa fatta di azioni legali, arresti, percosse a giornalisti e attacchi alle redazioni (cui il governo non è mai stato collegato direttamente) che si è intensificata dopo che l’Akp, partito di Erdogan, ha mancato la maggioranza alle elezioni di giugno, spingendo il presidente a far fallire i negoziati per una coalizione e a indire nuove elezioni.
Erdogan inoltre ha iniziato una campagna di bombardamenti in Siria che colpisce soprattutto i curdi, il cui partito, l’Hdp, si è rivelato fondamentale per la sua sconfitta elettorale. Il presidente turco ha dispiegato in questi mesi quel comportamento autoritario che aveva spinto i paesi europei a salutare come una vittoria per la democrazia l’indebolimento del sultano alle urne, ma proprio ora che l’autoritarismo è più forte che mai la situazione è cambiata radicalmente. Paralizzati dalla crisi dei rifugiati, i leader europei sperano oggi che una Turchia stabile e dal polso autoritario tenga dentro ai suoi confini milioni di rifugiati siriani, ed è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel a sedersi per prima sul trono dorato del palazzo di Ankara, rompendo l’isolamento di Erdogan e concedendogli il suo endorsement. Merkel e l’Europa confidano nella razionalità di Erdogan, ma lui, con l’Akp che rischia di mancare la maggioranza anche a queste elezioni, potrebbe decidere di scartare l’opzione più ovvia (una coalizione con i nazionalisti dell’Mhp) e riportare il paese, dicono gli analisti, a nuove elezioni e ulteriore instabilità.