L'antisemitismo ha i suoi lettori
La vulgata antisemita ha milioni di avidi lettori in tutto il mondo. Ennesima conferma ne è il trattamento riservato a Joanne Rowling, l’autrice britannica della fortunata saga di Harry Potter. Rowling, negli scorsi giorni, si era fatta promotrice di un appello a favore del mantenimento di un dialogo culturale con Israele. Apriti cielo, sul Guardian è arrivato un contrappello di 343 professori delle università inglesi a favore del boicottaggio dello stato ebraico, a partire appunto dall’accademia. Il Foglio ha dato conto di tutto ciò, segnalando anche la considerevole presenza di professori italiani tra i firmatari dell’appello al boicottaggio. Nelle ultime ore, tuttavia, si è assistito anche alla reazione di alcuni sedicenti lettori di Harry Potter in giro per il pianeta. Persone che si sono rivolte con lettere e messaggi via social network alla Rowling dicendo cose del tipo “hai distrutto la nostra adolescenza, non leggeremo più Harry Potter” oppure “Israele è come i Mangiamorte seguaci di Lord Voldemort”.
La Rowling si è sentita in dovere di rispondere, a più riprese, tenendo in sostanza il punto sulla sua personale contrarietà al boicottaggio della cultura israeliana, ma allo stesso tempo dovendo concedere qualcosa al lettorato antisemita: “La comunità palestinese ha sofferto un’ingiustizia indicibile. Spero che il governo israeliano sia chiamato a renderne conto. Comprendo che boicottare Israele è un’azione che ha la sua allure”. Per uno scrittore, un giornalista o un commentatore, è più comodo restare in perfetta sintonia con le emozioni e le ragioni dell’opinione pubblica internazionale, quali esse siano oggi. Nutrire e ostentare la propria buona coscienza fa bene al cuore. Chi rompe un tabù, invece, deve pagarne il prezzo.