Lo charme diplomatico della Cina
Se qualcuno avesse avuto dubbi sul significato geopolitico del Trans-Pacific Partnership, forse dopo l’ultima settimana avrà dovuto ricredersi. A Pechino è in corso un gran ballo di riconciliazione tra vicini – una frenetica attività diplomatica che secondo gli analisti è dovuta anche al tentativo di contrastare l’effetto del partenariato commerciale voluto dall’America, che rischia di tenere la Cina esclusa dai giochi. Ma andiamo con ordine. Martedì scorso a Seul si è tenuto un inaspettato incontro tra il premier giapponese Shinzo Abe, la presidente sudcoreana Park Geun-hye e il premier cinese Li Keqiang. I tre non si vedevano dal 2012. Ed è l’economia, scriveva ieri la Nikkei Asian Review, ad aver spinto i tre leader a ripristinare gli incontri trilaterali annuali – in realtà nessuna conferenza stampa ha poi spiegato bene di cosa abbiano parlato. L’atto politico, però, è stato l’incontro stesso.
Allo stesso modo ieri è stato confermato un vertice che si terrà sabato prossimo, salvo imprevisti, e che si può facilmente definire storico. Il presidente cinese Xi Jinping incontrerà a Singapore il presidente taiwanese Ma Ying-jeou. Pechino non riconosce come stato indipendente quello di Taipei, e non ha alcun tipo di contatto diplomatico con esso da quando i paesi si sono divisi nel 1949. Ora è soprattutto la Cina a chiedere un contatto con Taiwan, tramontata la pericolosa ipotesi di un confronto bellicoso. L’incontro sarà seguìto anche per gli aspetti di protocollo – i leader si sono alla fine accordati nel chiamarsi “signor Xi” e “signor Ma”, perché formalmente non possono chiamarsi “presidenti” – e comunque andrà, sarà la prova che la Cina sta cercando in tutti i modi, perfino diplomaticamente, di contare più dell’America in Asia.
Dalle piazze ai palazzi