La sfida della Catalogna
Non è bastata l’opinione contraria della comunità imprenditoriale, di tutti i leader europei e internazionali, perfino degli stessi catalani, che seppure di poco sono contrari al secessionismo. Il Parlamento di Barcellona, grazie all’aiuto decisivo del partito veterocomunista Cup, ha votato lunedì l’avvio del processo per la “disconnessione” della Catalogna dalla Spagna, in un voto ampiamente annunciato che vorrebbe dare inizio alla creazione di “uno stato catalano indipendente in forma di repubblica”. La mozione votata lunedì avverte che il Parlamento catalano non obbedirà né al governo né al Tribunale costituzionale spagnoli, considerati “delegittimati”, e gli indipendentisti preparano nuove mosse. Rajoy ha annunciato che farà appello al Tribunale costituzionale, cui il governo ha fornito da poco poteri di sanzione.
Il Mundo ha scritto inoltre che sono pronte misure più drastiche, come il taglio dei fondi e l’assunzione di controllo sulle forze di polizia locali, i Mossos d’Esquadra, e questo configurerebbe scenari più pericolosi. L’indipendentismo catalano si sta trasformando in una sfida esistenziale per lo stato spagnolo. Rajoy deve adottare misure d’urgenza, perché la situazione sta rischiando di andare fuori dal suo controllo, ma al tempo stesso non può forzare la mano su quello che è ancora uno dei distretti più produttivi del paese, benché sia stato uno tra i più colpiti dalla crisi. Il ministro dell’Economia Luis de Guindos, che è quello che dovrebbe chiudere i rubinetti, ha detto che la risposta del governo sarà “prudente, graduale e salda”, e per Rajoy, a un mese dalle elezioni generali, è essenziale non cadere nelle provocazioni.