Bombe in Libano
Lo Stato islamico rivendica i due attentati che giovedì hanno colpito Beirut a distanza di qualche minuto, facendo almeno 30 morti e un centinaio di feriti. E’ stato colpito il quartiere di Bourj al Barajneh, commerciale e residenziale, molto trafficato – lì accanto passa la strada che porta all’aeroporto – nel sud della città controllato da Hezbollah, che confina con il campo profughi palestinese. Il quartiere è considerato una roccaforte del Partito di Dio libanese, un luogo sicuro con posti di blocco, uffici e reti televisive gestite da Hezbollah. L’attacco è avvenuto intorno alle 18, quando l’area, piena di negozi e locali, era affollata da coppie e famiglie. Secondo le forze di sicurezza libanesi, due attentatori suicidi si sono fatti esplodere nella via Ain al Sikkeh, davanti a un centro commerciale. Un terzo terrorista è stato ucciso dalle esplosioni dei primi due.
Il comunicato dello Stato islamico, invece, parla di una motocicletta carica di esplosivo e di un terrorista suicida. Nella rivendicazione non è citata Hezbollah, ma tutti gli sciiti, e si legge che l’attacco è stato fatto per “vendicare l’onore del profeta”. Hezbollah aveva di recente aumentato il livello di sicurezza a Bourj al Barajneh: sempre nel sud di Beirut si era verificata nella primavera del 2014 una serie di attentati terroristici contro i bastioni del Partito di Dio, e il suo coinvolgimento nella guerra siriana al fianco dell’Iran e del presidente Bashar el Assad – diventata più forte dopo la discesa in campo della Russia al fianco della coalizione sciita – ha esposto Beirut alle ritorsioni. Secondo alcune stime ci sono 6.000 miliziani di Hezbollah in Siria, e questa settimana il gruppo esultava per aver spezzato l’assedio dello Stato islamico all’aeroporto di Kuweires ad Aleppo assieme all’esercito siriano, mentre avanza a sud della città.