Sparatorie, esplosioni e ostaggi, terrore a Parigi
Poco dopo le 21 di venerdì sera è iniziato un attacco coordinato a Parigi. Secondo il Monde, ci sono stati sette attacchi quasi contemporanei – e altrettante operazioni della polizia in corso – a Parigi e allo Stade de France. Una sparatoria è avvenuta nel X arrondissement al bar Carillon, sarebbero stati due gli uomini a sparare, forse con kalashnikov. Un testimone ha detto a Libération che la sparatoria “è durata tantissimo tempo. Un uomo ha alzato un kalashnikov, ha sparato sui vetri del Carillon. Si sentiva la gente piangere, c’era una decina di corpi a terra”.
La seconda sparatoria è avvenuta nell’XI arrondissement, vicino alla sala concerti Bataclan, dove sono stati prese in ostaggio decine di persone. Cinque o sei uomini armati, carichi di granate, hanno tenuto in ostaggio gli spettatori – c’era il tutto esaurito – facendo decine di morti (100, dice Ap). I giornalisti presenti hanno parlato di "carneficina". Poco dopo la mezzanotte si sono sentite delle esplosioni provenienti dalla sala concerti, almeno dodici, e poi le forze armate sono entrate per un blitz. Gli attentatori, secondo le testimonianze, erano giovani, sparavano con ferocia, urlavano “allah Akbar” e hanno menzionato la guerra in Siria in cui è coinvolta anche la Francia. Alla fine del blitz, secondo la polizia, sono stati uccisi due attentatori.
Nel frattempo, allo Stade de France, dove era in corso la partita amichevole tra la nazionale francese e quella tedesca, ci sono state due esplosioni: secondo la polizia si tratta di attentati suicidi. Alcuni minuti dopo i media francesi hanno riportato una quarta sparatoria in un centro commerciale alle Halles e poi un’altra al Centre Pompidou. Al momento si parla di 150 morti in tutto, ma il bilancio è tragicamente provvisorio.
Il presidente francese, François Hollande, era allo stadio: è stato rapidamente portato via, e ha riunito un consiglio di emergenza al ministero dell’Interno. Poco dopo è apparso in televisione, ha annunciato lo stato d’emergenza, il dispiegamento delle forze dell’esercito e la chiusura delle frontiere, in entrata e in uscita. Era dal 1944, durante la Seconda guerra mondiale, che non c’era in Francia lo stato d’emergenza. Il presidente americano Barack Obama è intervenuto poco prima della mezzanotte dicendo che l’attacco in corso non è un attacco alla Francia, ma un attacco a tutta la umanità.
Attorno all'una di notte il canale tv dello Stato islamico ha celebrato gli attentati: "O Francia, come tu uccidi ora sei uccisa. Stiamo arrivando, Francia". E ancora: "Ricorda il 14 novembre, Parigi. Non lo dimenticheranno come gli americani non dimenticano l'11 settembre"
La mente corre naturalmente a quello che è accaduto soltanto nove mesi fa, con il massacro di Charlie Hebdo e poi la crisi degli ostaggi in un supermercato kosher. In questo caso, l’obiettivo allo stadio, la partita tra Francia e Germania, è altamente simbolico: i due paesi motore e cuore dell'Europa sotto attacco, con il presidente presente, lui che ha appena deciso di allargare i bombardamenti contro lo Stato islamico anche in Siria, nei giorni in cui è stata sgominata una cellula dormiente europea (anche in Italia), e a Raqqa è stato ucciso Jihadi John, il giustiziere dello Stato islamico cresciuto nel Regno Unito giocando a calcio.
Dalle piazze ai palazzi