Jihadi John

Un bombardamento americano ha preso di mira Jihadi John

Redazione
Il Pentagono conferma il raid contro il militante di origini inglesi dello Stato islamico: siamo "ragionevolmente certi" della sua morte

Secondo il Guardian c’è un “alto livello di certezza” che un missile hellfire americano abbia ucciso Mohammed Emwazi, conosciuto come Jihadi John, il membro dello Stato islamico di origini inglesi apparso in molti video di decapitazione di ostaggi. I media americani sono più cauti, e si limitano a confermare le notizie date dal Pentagono, che venerdì ha confermato di aver lanciato un bombardamento mirato contro Emwazi, senza però avere la conferma definitiva della sua morte. Solo Fox News, che cita fonti della Difesa, dice che c’è il 99 per cento delle probabilità che il jihadista sia morto nell’attacco.

 

Peter Cook, responsabile stampa del Pentagono, ha detto venerdì mattina che “le forze americane hanno condotto un bombardamento aereo su Raqqa, in Siria, il 12 novembre del 2015, che aveva come obiettivo Mohamed Emwazi, conosciuto anche come Jihadi John… stiamo verificando i risultati dell’operazione di stanotte e forniremo altre informazioni quando sarà il caso”. Nel pomeriggio il Pentagono ha dato ulteriori conferme, dicendo che i militari sono "ragionevolmente certi" della morte del terrorista.

 

Il premier inglese David Cameron, parlando venerdì mattina, ha ringraziato gli Stati Uniti per lo strike. In precedenza, il governo aveva detto che le Forze armate inglesi hanno lavorato “a stretto contatto” con il Pentagono. Cameron ha definito Emwazi il “principale boia” dello Stato islamico, e ha detto che l’attacco contro di lui è stato un atto di “autodifesa”. Al tempo stesso, però, ha aggiunto che “non possiamo ancora essere certi” della morte del jihadista.

 

[**Video_box_2**]Mohamed Emwazi ha partecipato a video di propaganda in cui sono stati uccisi i giornalisti americani Steven Sotloff e James Foley, il cooperante americano Peter Kassig e i cooperanti inglesi David Haines e Alan Henning, il giornalista giapponese Kenji Goto e altri.