Faida tra giornali moralizzatori
Quella della faida tra il New York Times e il País, rispettivamente il più prestigioso giornale americano e il più importante giornale in lingua spagnola, è una storia di moralizzatori. Nei rispettivi paesi i due quotidiani sono la coscienza dell’intellighenzia liberal, il Times con i suoi decenni di storia e il País con il ruolo di prominenza assunto nel periodo di transizione dopo la dittatura franchista. Sono i giornali che dettano l’agenda dei valori della sinistra, anche se in maniera più compassata dei loro corrispettivi italiani. Hanno anche una collaborazione storica: dal 2004 il País pubblica settimanalmente un’edizione tradotta in spagnolo dell’International New York Times, come ha fatto Repubblica per un periodo, e dal 2001 fino al 2014 il Nyt ha tradotto in inglese il País. Così, quando questa settimana un articolo sul Nyt a firma del corrispondente Raphael Minder ha messo in dubbio la libertà di stampa dei giornali spagnoli, e non solo di quelli vicini al governo del conservatore Mariano Rajoy, ma anche del blasonatissimo País, è stato come un attacco di fuoco amico, e un reato di lesa maestà.
A fare arrabbiare il giornale spagnolo è stata una frase di Miguel Ángel Aguilar, columnist storico, che in chiusa dell’articolo del Times parla di giornalisti esasperati e di un’aria di censura dentro al País. Il giorno dopo la pubblicazione il capo delle pagine dei commenti del País ha chiamato Aguilar per dirgli che se era così un peso lavorare con loro, la dirigenza lo aveva appena alleggerito del fardello. La ritorsione è proseguita con un articolo di risposta durissimo, in cui gli spagnoli accusano la Grey Lady di aver fallito la sua espansione in America latina (territorio conteso) e di essere vittima delle pressioni del magnate Carlos Slim, che ha imposto la linea nell’edizione in spagnolo pubblicata dal Times in Messico, suo paese d’origine. Giovedì, inoltre, il País non ha pubblicato il consueto inserto di traduzione del Times, e fonti interne dicono che il rapporto di collaborazione è stato interrotto. Per due giornali abituati a fare la morale al mondo, vizio che tutta la stampa condivide ma che da certe parti è più accentuato, trovarsi accusati di servilismo da un moralizzatore dall’altra parte dell’oceano è un’esperienza nuova – a cui per ora non stanno reagendo bene.