“E' la Terza guerra mondiale”
Siamo di fronte alla Terza guerra mondiale contro l’umanità e questo ci deve unire”, ha detto martedì il re giordano Abdallah in una conferenza stampa a Pristina, in Kosovo (la Giordania è stata tra i primi paesi a riconoscere il Kosovo, lì il re è accolto ogni anno con tutti gli onori). “Questa è una guerra”, ha ripetuto Abdallah, che con il suo piccolo stato schiacciato tra Siria, Iraq e Cisgiordania è uno degli alleati più leali dell’occidente. La Giordania patisce il conflitto siriano non soltanto in termini geostrategici, ma anche con la pressione dei rifugiati sulle sue frontiere: Amman partecipa alla coalizione internazionale con i suoi mezzi, e “impietosa”, come quella annunciata da Hollande dopo gli attentati di Parigi, fu la reazione a febbraio dopo che lo Stato islamico pubblicò il video del pilota giordano bruciato nella gabbia.
Oggi re Abdallah, a capo dell’ultima dinastia rimasta dei discendenti degli hashemiti, la famiglia ristretta di Maometto, ha ricordato che cosa significa il Califfato per i musulmani e per la regione: muoiono i musulmani, soltanto “lo Stato islamico ne ha uccisi 100 mila”, e se si guarda al resto del mondo i dati sono agghiaccianti, ma gli attacchi di Parigi dimostrano che “il flagello” si sta espandendo, e “può colpire in qualsiasi posto”. “La guerra è mondiale ed è di tutti”, ed è anche “una guerra all’interno dell’islam”, chi è contro lo Stato islamico deve trovare il modo di dirlo e di costruire un’alleanza costruttiva: “Dobbiamo muoverci velocemente e rispondere a tutte le minacce intrecciate che ci sono nella regione”. Bisogna unirsi e farsi sentire, combattere, e smetterla con le distinzioni.