In Portogallo si giura sulla Troika. Bene
Il presidente della Repubblica portoghese Aníbal Cavaco Silva ieri ha affidato l’incarico di primo ministro al segretario del Partito socialista Antonio Costa, ponendo fine allo stallo politico nel paese che durava dalle elezioni del 4 ottobre scorso. Se i socialisti ci hanno messo così tanto ad arrivare ufficialmente alla guida dell’esecutivo, le ragioni sono due: la prima è che non hanno vinto le elezioni, visto dalla urne uscirono in testa i conservatori e i moderati che già avevano condotto il paese attraverso il risanamento dei conti e le riforme post crisi; la seconda ragione è proprio il presidente Cavaco Silva. Quest’ultimo, già ministro, già premier ed economista liberale di rango, non ha perso occasione per mostrare la sua freddezza verso un’allenza molto raccogliticcia tra tutti gli avversari dei conservatori (che da soli non sarebbero riusciti a governare per mancanza di seggi), cioè Partito socialista, Blocco di sinistra e Partito comunista.
Un fronte unito dall’opposizione al rigore fiscale – cioè la ricetta che ha consentito a Lisbona di uscire con relativo successo dal programma di aiuti della cosiddetta Troika – ma diviso su tutto il resto, al punto che alcune sue frange fino a poche settimane fa predicavano addirittura l’uscita del paese dalla moneta unica. Così Cavaco Silva prima ha tentato la strada del governo di minoranza, poi ha avviato lunghe e laboriose consultazioni, includendovi i principali economisti ed ex ministri dell’Economia del paese. Alla fine ieri ha giocato la carta socialista ma nonprima di aver chiesto impegni pubblici alla coalizione gauchista su legge Finanziaria, impegni internazionali sul fronte del bilancio con l’Unione europea e sul fronte militare con la Nato. Un giro di valzer con Tsipras è bastato.