Il documento Nato che bombarda il politicamente corretto applicato allo Stato islamico
Ecco la versione integrale del rapporto che l’Assemblea parlamentare della Nato - Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente, ha approvato giovedì.
1. Dalla fine del 2012 l’attenzione della comunità internazionale e dell’opinione pubblica è stata spesso attirata dall’emergere del fenomeno ISIL/DAESH nella regione del MENA, nel più ampio contesto dell’instabilità che è seguita alle cosiddette Primavere Arabe.
2. Osservando ISIL/DAESH il pubblico è stato colpito dall’apparente novità dell’identità dell’organizzazione e del suo modus operandi. In particolare, l’attenzione si è concentrata su:
- la spettacolarizzazione della violenza. Il pubblico di tutto il mondo si è abituato all’esibizione deliberata della brutalità che caratterizza le esecuzioni di ISIL/DAESH;
- la capacità dell’organizzazione di progettare e mettere in atto una sofisticata strategia di comunicazione basata su tecnologie e tecniche all’avanguardia;
- la sua capacità di espandersi rapidamente e di prendere il controllo di un’area estremamente estesa, che alcuni dicono essere ora estesa quanto l’Italia.
3. ISIL/DAESH è senza dubbio un fenomeno nuovo dai caratteri peculiari rispetto alle altre forme di terrorismo internazionale. Tuttavia un’attenta analisi dell’organizzazione mostra alcuni elementi di continuità con le tendenze precedentemente osservate dagli analisti di terrorismo internazionale. Ad esempio, forti sovrapposizioni ideologiche legano – nonostante le differenze – ISIL/DAESH e Al- Qa‘ida (AQ) e i suoi gruppi nel mondo. Inoltre, si sa da tempo che la leadership e parte dei combattenti di ISIL/DAESH provengono da formazioni già esistenti, inclusa l’insorgenza irachena post-2003.
4. Sicuramente la comparsa di ISIL/DAESH sulla scena internazionale, oltre ad influenzare gli equilibri e le dinamiche regionali, ha avuto l’effetto di portare in primo piano una rinnovata molteplice minaccia contro gli interessi occidentali e della NATO. Da una prospettiva NATO, risulta chiaro che la storica minaccia affrontata sul fronte orientale, che si è recentemente riaccesa con la crisi ucraina, si associa oggi ad una minaccia immediata ed altrettanto significativa originata dalle aree meridionali e sudorientali dell’Alleanza.
5. L’apparente ripresa delle attività terroristiche nella regione del MENA, associata alla capacità di ISIL/DAESH di proiettare la propria strategia nel cuore dell’Europa – come nel caso dei recenti attacchi di Parigi, Copenhagen e Bruxelles – e la sua potenziale capacità di gestire attività illecite (come traffici illegali), conferma fortemente la necessità di riesaminare la minaccia posta in essere da ISIL/DAESH contro l’Alleanza.
6. Questa relazione mira a dare un visione generale degli aspetti più salienti del fenomeno ISIL/DAESH, trattando temi di base quali identità, fini, metodi e strategia.
7. Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, la comparsa di ISIL/DAESH non segna un punto di svolta chiave nell’evoluzione ideologica del radicalismo mediorientale e internazionale. L’organizzazione infatti è perfettamente integrata in un contesto noto agli analisti di terrorismo e osservatori. L’organizzazione condivide con AQ e i gruppi ad essa affiliati riferimenti a idee radicali e figure note all’interno di una certa tradizione Islamico salafita. Ad esempio promuove una lettura testuale e rigorosa delle fonti islamiche, rifiutando le interpretazioni modernizzanti; incita i musulmani a battersi e a istituire un ordine politico e sociale in linea con una tale rigida visione; ammette e incoraggia l’uso della violenza terrorista per raggiungere tale fine, etc.. L’analisi di un numero piuttosto ampio di documenti pubblicati da ISIL/DAESH rivela che la leadership del movimento è coinvolta stesse discussioni e questioni dottrinali/teologiche – e spesso con testi degli stessi autori – di altri gruppi legati ad AQ.
8. Il carattere ideologico di ISIL/DAESH è dinamicamente modellato dalle conclusioni tratte da tali discussioni e questioni, il che può far sì che il movimento si allinei con o prenda le distanze da altre organizzazioni radicali che popolano la scena mediorientale e internazionale. Ad esempio, ISIL/DAESH sembra:
- avere una visione estremamente rigida di ciò che è il “vero credo” e il “vero Islam”, che spesso porta a definire i membri di altri gruppi radicali come “nonislamici” o “miscredenti”. Di conseguenza, “i veri musulmani” sono obbligati a lottare contro ogni interpretazione “deviata” delle fonti islamiche, come pure contro altre religioni e ideologie, al fine di costituire una “società islamica pura” (Gaub), all’interno di un’area di “supremazia islamico sunnita” (Wood).
[**Video_box_2**]- alimentare una forte ostilità verso tutto ciò che è assimilato a idolatria, come dimostrato dall’approccio nei confronti dei beni archeologici e storici di Mosul o Palmyra;
- perseguire apertamente un progetto “territoriale” attraverso la ricostituzione di un “Califfato”, un’entità statale governata sulla base di quello che ISIL/DAESH sostiene essere un’interpretazione rigida e letterale dell’Islam (Berman) le cui origini risalirebbero allo stato islamico “classico” e alle tradizioni sociali del tempo del Profeta Maometto e dei suoi immediati successori, i “pii progenitori” (Turner). Nel lungo periodo, i musulmani dovrebbero lottare per espandere il controllo del “Califfato” su nuovi territori, se necessario attraverso la distruzione o soppressione sistematica di ogni comunità nemica (Stern);
- avere specifiche opinioni sul processo di costituzione e legittimazione del Califfato stesso, sostenendo che ogni musulmano è tenuto a un obbligo di fedeltà (bay‘a) verso il Califfo, in questo caso il leader di ISIL/DAESH. Il Califfo è visto come la figura leader centrale, il cui ruolo è quello di guidare l’intera comunità islamica a livello globale;
- rifiutare l’autorità e la legittimità di qualsiasi corte islamica che possa essere costituita per sanare le relazioni tra ISIL/DAESH e altri gruppi radicali su base paritaria.