Anche Israele boicotta i boicottatori
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di congelare la cooperazione con l'Unione europea sul processo di pace con i palestinesi. Si tratta di una risposta alla decisione della Commissione europea di indicare sulle etichette dei prodotti importati la provenienza dagli insediamenti israeliani. L’ufficio del premier ha fatto sapere che è stata data istruzione al ministero degli Esteri di rivalutare il coinvolgimento nell'Ue e, in attesa di una decisione, di congelare il dialogo su questioni politiche in Medio Oriente, diritti umani e organizzazioni internazionali.
La decisione è stata annunciata dopo una nuova domenica di attacchi terroristici in Israele. A Gerusalemme una lavoratrice nepalese di 31 anni è stata accoltellata a una fermata dell'autobus. La polizia ha poi individuato e arresto il suo aggressore, un 17enne palestinese arrivato dalla Cisgiordania. In precedenza un agente di frontiera israeliano era rimasto ferito di primo mattina dopo stato accoltellato nei pressi della Porta di Damasco, uno degli accessi alla Città vecchia di Gerusalemme. Il suo aggressore, un 38enne palestinese, di Nablus, è stato ucciso da altri agenti. Nella sola giornata di sabato, altri sette agenti israeliani erano stati feriti in due attacchi distinti in Cisgiordania.
Sul Foglio, tre settimane fa, avevamo osservato come per la prima volta in settant’anni l’Europa fosse tornata a marchiare i prodotti del popolo ebraico. La Commissione di Bruxelles ha intrapreso così il primo passo verso il boicottaggio delle merci israeliane prodotte al di là della Linea Verde del 1967. “Ci sono duecento contese territoriali nel mondo, dalla Crimea invasa dalla Russia al Tibet sotto dominio cinese fino a Cipro. Ma soltanto Israele subisce questo folle trattamento che mira ad aumentarne l’isolamento nell’opinione pubblica internazionale – abbiamo scritto in un appello ad hoc promosso da Claudio Cerasa, Giuliano Ferrara, Giulio Meotti, Paolo Mieli, Angelo Panebianco, Anita Friedman, Dario Nardella, Marco Pannella – Il danno che oggi Israele subisce è economicamente limitato, anche se a lungo andare ci potrebbero essere delle ripercussioni importanti sulla vita e la tenuta di alcune aziende, ma quello simbolico si può dire già che sia immenso. Si tratta di una forma di emarginazione, di intolleranza e di ostracismo che prende di mira Israele proprio mentre quel piccolo paese, unica vera democrazia in medio oriente, è alle prese con una campagna terroristica contro i suoi civili: la Terza Intifada dei coltelli”. La nostra battaglia fogliante è sbarcata anche in Parlamento, dove un gruppo di parlamentari di partiti differenti ha chiesto conto al governo Renzi della scelta di aderire a questa svolta dell'Unione europea.
Poi sono arrivati gli attentati terroristici di matrice islamica a Parigi, le minacce che hanno stretto sotto assedio Bruxelles. Da Israele è giunta solidarietà agli europei colpiti e minacciati. A Gerusalemme, invece, l’Europa ha rivolto soltanto distinguo pelosi e una marchiatura pericolosa.
Etichettature no grazie. Israele boicotta i boicottatori e dà una sveglia all'Europa sospendendo contatti diplomatici con le istituzioni Ue
— Claudio Cerasa (@claudiocerasa) 29 Novembre 2015