Vladimir Putin con Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

Il patto Israele-Russia sulla Siria certifica il gap fra Bibi e Obama

Redazione
Altro che Erdogan. Gerusalemme accetta gli sconfinamenti degli aerei russi per colpire in Siria, in cambio attacca Hezbollah.

Roma. Tra le molte contraddizioni della guerra siriana, l’accordo tattico tra Israele e la Russia iniziato dopo l’inizio dei bombardamenti di Mosca mostra la necessità per gli attori regionali di gestire i vari fronti della guerra, e al tempo stesso il logoramento delle relazioni tra Gerusalemme e il suo migliore alleato, gli Stati Uniti. Ancora ieri, a una settimana dall’incidente aereo tra Turchia e Russia in cui i caccia di Ankara hanno abbattuto un jet di Mosca accusandolo di aver violato lo spazio aereo turco, Barack Obama ha lodato pubblicamente gli sforzi del collega Erdogan contro lo Stato islamico e sostenuto il suo diritto a difendere il proprio spazio aereo. Poche ore dopo il premier israeliano, Benjamin Nethanyhau, ammettendo per la prima volta in pubblico che Israele di tanto in tanto è intervenuto in territorio siriano per attaccare Hezbollah, sottolineava invece la cooperazione con la Russia.

 

Prima di lui, alcuni funzionari israeliani avevano riconosciuto pure che nelle scorse settimane i protocolli di sicurezza hanno impedito che succedesse un incidente simile a quello turco anche in Israele. Il ministro degli Esteri Moshe Ya’alon ha detto per esempio ai giornalisti che un jet russo è entrato per sbaglio 1,5 chilometri all’interno dello spazio aereo israeliano nelle scorse settimane, ma che è tornato indietro dopo essere stato avvertito dall’aviazione di Gerusalemme. “I jet russi non vogliono attaccare noi e quindi non c’è alcuna ragione di abbatterli, anche se c’è stato qualche tipo di errore”, ha detto Ya’alon, aggiungendo che appena l’aereo è entrato nello spazio israeliano l’errore è stato “immediatamente corretto attraverso il canale di comunicazione” che Israele e Russia hanno instaurato dopo l’inizio dei bombardamenti di Mosca in Siria. Da settembre i due paesi hanno deciso di stabilire una “joint committee” per coordinare le loro attività militari in Siria.

 

Grazie a questo accordo, i russi avvertono in anticipo Gerusalemme tutte le volte che i loro jet volano vicino al confine israeliano, e gli israeliani mostrano una certa tolleranza anche in caso di sconfinamento accidentale – la stessa tolleranza che alla Turchia è mancata completamente. Queste misure di sicurezza concordate tra i due paesi danno a entrambi la possibilità di perseguire i propri obiettivi in Siria, e sono molto più avanzate dei tentativi di “deconfliction” messi in pratica dalle due forze che bombardano in Siria, la Russia e la coalizione a guida americana. La tolleranza israeliana è giustificata dalla tolleranza russa: Israele bombarda, ogni volta che l’intelligence fornisce informazioni al riguardo, uno dei principali alleati della Russia in Siria, l’organizzazione terroristica Hezbollah. Netanyahu lo ha riconosciuto ieri, dicendo che Israele colpisce in Siria per impedire trasferimenti di armi a Hezbollah in Libano.

 

[**Video_box_2**]L’ultimo raid è avvenuto nella zona di Qalamoun, dove i jet israeliani hanno colpito un convoglio di Hezbollah uccidendo 13 persone e facendo decine di feriti tra truppe siriane e membri del Partito di dio. Un attacco simile, con l’intento di prevenire il trasferimento a Hezbollah di armi, è stato condotto la settimana scorsa. Secondo il generale Amos Gilad, direttore dell’ufficio degli Affati politico-militari del ministero degli Esteri israeliano, l’accordo stipulato con la Russia dà a Israele la libertà di colpire i traffici di Hezbollah che minacciano la sua sicurezza. Nonostante ciò, ancora due giorni fa Putin ha incontrato in un bilaterale Netanyahu a Parigi, proprio mentre rifiutava una richiesta simile del collega turco Erdogan, così coccolato da Obama. I leader di Gerusalemme e Mosca hanno espresso soddisfazione per il coordinamento tra eserciti, i cui rappresentanti si sono incontrati ieri per approfondire la loro azione comune in Siria.