Rajoy balla da solo
Al primo dibattito elettorale spagnolo, uno degli eventi più attesi della campagna, organizzato dal País e trasmesso lunedì sera via streaming, l’attenzione di tutti più che alle performance dei candidati presenti era rivolta a un leggìo vuoto. Quello del premier conservatore Mariano Rajoy, che ha disertato platealmente il dibattito partecipando, in contemporanea, a un’intervista in solitaria sulla rete televisiva Telecinco. Al “gran debate” erano presenti Pedro Sánchez del Partito socialista, Albert Rivera di Ciudadanos (l’unico a indossare la cravatta) e Pablo Iglesias di Podemos. Rajoy, dopo che il País gli ha impedito di inviare al suo posto la sua vicepremier Soraya Sáenz de Santamaría, ha declinato l’invito, ma la regia ha deciso ugualmente di tenere sul palco il suo leggìo vuoto. L’intento era quello di mostrare come il premier si sottragga al dibattito, ma il risultato è stato che i tre partecipanti, definiti il giorno dopo dal País come “candidatos del cambio”, in una facile postura da tutti-contro-Rajoy, hanno trascorso troppo tempo a lanciare invettive a un posto vuoto.
Tutti e tre hanno cavalcato i recenti scandali di corruzione che hanno investito il Partito popolare, tutti e tre hanno promesso l’abolizione della benemerita riforma del mercato del lavoro che ha riportato la Spagna alla crescita, e alla fine hanno parlato quasi più del premier che di sé, senza che lui nemmeno fosse presente. Questo finale di campagna elettorale (si vota il 20 dicembre) sarà tutto così: Rajoy, per tattica e per principio, si rifiuta di partecipare a dibattiti con i leader dei partiti emergenti e populisti, Ciudadanos e Podemos, e non parteciperà nemmeno al dibattito del 7 dicembre (andrà la vicepremier). L’unico dibattuto a cui ha accettato di partecipare è quello del 14, ma solo perché sarà un confronto a due con il socialista Sánchez, l’unico altro rappresentante di un partito tradizionale. Quello di Rajoy è un isolamento tattico a difesa del bipolarismo spagnolo, che potrebbe distanziare il premier dalla marmaglia di troppi partiti che affollano il campo, ma che al tempo stesso comporta dei rischi: secondo l’ultimo sondaggo di Metroscopia, il più negativo per i popolari, il partito del premier è alla pari con socialisti e Ciudadanos. Il giorno dopo le elezioni, Rajoy rischia di essere costretto a venire a patti con i leader che ha ignorato per tutta la campagna.