“Gun control”, quel tic consolatorio
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, quando ha saputo della strage di mercoledì scorso a San Bernardino, in California, era in televisione. Senza interrompere l’intervista in corso, ha commentato i tragici fatti dicendosi a favore di maggiori controlli sulla vendita di armi in America. “The one think we do kwow”, la cosa che sappiamo per certo, ha detto.
Di fronte a quanto emerso subito dopo, cioè al connotato religioso-terroristico dell’atto, con gli autori della sparatoria che si autoattribuivano addirittura un legame con lo Stato islamico, la linea di Obama pare quantomeno minimalista. D’altronde invocare il “gun control” è un tic rassicurante: è sufficiente rendere obbligatoria qualche licenza in più, e il male scomparirà, o quantomeno verrà fortemente ridimensionato. Che sia un tic è dimostrato ancora una volta dalla gaffe che Obama ha compiuto a Parigi la settimana scorsa, durante il vertice di Parigi e prima dei fatti di San Bernardino.
[**Video_box_2**]Anche nella capitale francese Obama ha ripetuto che, a causa di leggi troppo lassiste, in America si verificano stragi uniche per entità e frequenza. Lo ha detto a Parigi, a pochi giorni dall’eccidio del Bataclan, dove 130 persone sono state uccise da un commando islamista armato fino ai denti. L’ideologia dei terroristi non la fermi chiedendo loro il patentino. Di questo dovrebbe occuparsi innanzitutto il commander in chief del mondo libero. Obama invece, come non pochi altri politici e intellò, parla e dice di voler agire come se in mano avesse soltanto un martello, davanti al quale ogni problema finisce giocoforza per assomigliare a un chiodo. Così facile, no?
I conservatori inglesi