Un alleato credibile, tendenza Berlino
Tra le ricadute del voto francese c’è certo l’indebolirsi dell’architettura europea che fa perno sulla Germania. E’ un aspetto colto da Matteo Renzi: “Se l’Europa non cambia direzione rischia di diventare il migliore alleato di Marine Le Pen e dei suoi emuli”. Se però i cambiamenti augurati vanno nel segno di un liberi tutti sull’economia, sbaglia nel suo e nostro interesse: già chiediamo ogni sorta di flessibilità per aumentare il deficit con cui finanziare la legge di Stabilità. Più deficit, cioè più debito per le future generazioni. Anche l’idea che l’avanzata del Front National sia frutto dell’austerity è sbagliata: da anni Parigi elude i vincoli di Bruxelles sui conti pubblici e sulle riforme, beneficiando della tutela tedesca sui titoli di stato. Marine e Marion Le Pen cavalcano invece l’antieuropeismo della perdita di identità nazionale e i cedimenti sull’immigrazione dai quali non è esente Angela Merkel.
Quando il 15 dicembre – appena dopo il ballottaggio francese – si aprirà a Karlsruhe il congresso della Cdu, la cancelliera rischia ma per Renzi e l’Italia sarà meglio augurarsi che resti in sella, a patto che si offra collaborazione a Berlino per rimettere in sesto la caotica, e misera rispetto alle circostanze, agenda europea, e magari ottenere reciproci vantaggi come la Spagna di Rajoy. Primo perché gli avversari della Merkel sono più falchi di lei, che nella durezza ha però mostrato realismo. Secondo perché l’Italia ha ancora strada da fare, e come insegnano i precedenti della Grecia e della stessa Francia (ricordate i brindisi alla vittoria di Hollande?) è meglio avere interlocutori scomodi ma credibili.
Cosa c'è in gioco