L'equilibrista dell'anno
La donna dell’anno è Angela Merkel per Time, per il Financial Times, per molti europei con la memoria da pesci rossi che d’estate gridano al golpe merkeliano in Grecia e d’inverno la dipingono come l’unica missionaria del continente. Nella sua Germania, la cancelliera piaceva quando chiedeva ad Atene di fare i compiti invece che i capricci molto più che ora, con un milione di richiedenti asilo arrivati quest’anno da accogliere e integrare, mentre attorno l’Europa piano piano sgretola certezze, soprattutto sulle frontiere. All’apertura della conferenza del suo partito, la Cdu, Merkel è riuscita però a conquistare la standing ovation dei mille delegati riuniti a Karlsruhe dicendo che il numero dei rifugiati in arrivo sarà diminuito con un’azione “a livello tedesco, europeo e globale”.
La cancelliera ha ribadito il dovere “politico e morale” dell’accoglienza, ripetendo quel “ce la faremo” con cui aveva aperto la sua campagna di solidarietà nonostante le ritrosie dei suoi ministri e degli alleati cristiano-sociali della Csu. Così la cancelliera si è conquistata il titolo di equilibrista dell’anno, riuscendo a non voltare le spalle ai rifugiati e allo stesso tempo riconquistando l’applauso unito del partito. Ma come tutti i suoi colleghi europei, menefreghisti o solidali che siano, Merkel annuncia un approccio “globale” che tarda ad arrivare, pure se Obama ottimista cita con l’Italia anche la Germania tra i paesi che faranno di più contro lo Stato islamico (dipende sempre da dove si parte). Per fermare il flusso migratorio è necessario fermare la guerra in Siria, non c’è equilibrismo che possa rendere efficace un intervento, nemmeno l’equilibrismo dell’anno.