Washington-Roma-Mosca
Con gli Stati Uniti in Iraq: 450 soldati italiani affiancheranno americani e inglesi a Mosul, fronte anti-Isis, “boots on the ground”, e il fatto che lì la Trevi di Cesena operi alla grande diga che rifornisce Baghdad pare il paludamento difensivo di una missione ad alto potenziale bellico (difatti il ministro della Difesa Pinotti dice che “non vanno a combattere ma a proteggere il lavoro di altri italiani”: pruderie as usual). Con la Russia in Europa: al vertice di Bruxelles Matteo Renzi chiede che il rinnovo delle sanzioni di fine gennaio non sia automatico ma oggetto di discussione, uno scarto che irrita Berlino.
Tutti sanno che un maggiore impegno militare, specie sul terreno, era chiesto all’Italia da Washington. E tutti sanno che l’obiettivo di fondo di Renzi è lo stop alle sanzioni a Putin, considerato non solo un partner economico ma anche un interlocutore politico e strategico. Questa che a molte anime belle appare bivalenza altro non è che il proseguimento 2.0 della efficace politica estera berlusconiana. Il Cav. fu tra i primi ad affiancare George W. Bush in Enduring Freedom in Afghanistan, alleanza di “willings” non a guida Onu, e poi in Iraq a costo di spaccare l’Europa. Ed ebbe (e ha) un rapporto privilegiato con Putin, simboleggiato dal trattato Nato-Russia di Pratica di Mare. Una linea che dette all’Italia il ruolo di media potenza e benefici economici specie in Iran, Libia e ovviamente Russia. E la Libia, dopo le fallite primavere arabe, resta nel mirino di Renzi; per arrivarci occorre passare per l’Egitto e la Russia, intanto che la Casa Bianca cambierà titolare. Un altro elemento di continuità con il Cavaliere.