Gli altri rifugiati: gli ebrei

Redazione
Il 2015 è stato l’anno record di fuga dall’Europa in direzione di Israele

Secondo la Jewish Agency, il 2015 è stato un anno record: 9.880 ebrei europei hanno lasciato le loro case per andare in Israele, di questi circa 8.000 sono partiti dalla Francia. Circa il doppio rispetto a soltanto due anni fa. Il New York Post ha registrato e commentato il dato in un editoriale dal titolo importante: “Gli altri rifugiati: perché gli ebrei stanno lasciando l’Europa”. La ragione, secondo il quotidiano americano, “è ovvia”: buona parte dell’Europa occidentale ha registrato un chiaro e fastidioso aumento dell’antisemitismo negli ultimi quindici anni, “soprattutto in Francia, dove si verifica un numero crescente di attacchi” ai danni degli ebrei. Il maestro attaccato con il machete a Marsiglia, soltanto dieci giorni fa, per esempio. Ma l’elenco è lungo, e ancora pesa sulla coscienza del paese, e dell’Europa intera, l’assedio e gli assassinii nell’épicerie ebraica il giorno dopo l’attacco a Charlie Hebdo, un anno fa. Secondo i dati, gli ebrei in Francia rappresentano l’un percento della popolazione, ma il 51 per cento degli “hate crime” ha preso di mira gli ebrei. Gli attentatori sono soprattutto terroristi islamici, ma “la retorica anti ebraica proviene regolarmente anche dagli ultranazionalisti – scrive il board editoriale del New York Post – Altri paesi, come il Regno Unito, il Belgio, la Danimarca e la Svezia, registrano un aumento degli attacchi”. Il commento finale è definitivo: “A 70 anni dalla fine dell’Olocausto, gli ebrei non si sentono più al sicuro nelle strade delle democratiche nazioni occidentali”. Al punto che alcuni suggeriscono di non indossare più simboli religiosi, in modo da non essere individuati, e magari così riuscire a sopravvivere.

 

Nascondersi non è la soluzione: il Foglio organizza per il 27 gennaio, in concomitanza con la Giornata della memoria, la Giornata della kippah (ve la regaliamo noi, se volete mandarci le vostre foto con una kippah speditele a [email protected]), per ricordarci e ricordare che difendere Israele significa difendere l’occidente. Il monito è ancor più importante oggi, con il mondo capovolto da una guerra mediorientale spietata, gli attentati in Europa, l’accordo con l’Iran e il rapporto tra Israele e America pericolosamente fragile.

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