La memoria selettiva di Ban Ki-moon
La frustrazione dei palestinesi sta aumentando sotto il peso di mezzo secolo di occupazione e di paralisi del processo di pace”, e “come i popoli oppressi hanno dimostrato nella storia, è nella natura umana reagire all’occupazione”. Per il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che ha parlato ieri al dibattito periodico sul medio oriente del Consiglio di sicurezza, la violenza con i coltelli dei palestinesi sui cittadini ebrei corrisponde a un semplice principio di causa-effetto, o per meglio dire di oppresso che si ribella “naturalmente” all’oppressore.
Ban ha condannato la violenza contro gli ebrei, ma sembra non stupirsene, e il premier israeliano Benjamin Netanyahu gli ha risposto duramente: “Le parole del segretario generale incoraggiano il terrore. Non c’è giustificazione per il terrore”. Ban non è nuovo a questi commenti, che si inseriscono in un momento di alta pressione internazionale contro Gerusalemme. Detti alla vigilia della Giornata della memoria, bruciano il doppio. L’ultimo attacco con coltello, lunedì in un insediamento, ha ucciso una ragazza ebrea di 23 anni e ferito una donna di 50. Colpite per quello che sono, non per quello che fanno. A Ban ricorda qualcosa?
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