Obama e Michelle vanno a Cuba
Il prossimo mese, il 21 e il 22 marzo, Barack Obama, assieme a Michelle, andrà a Cuba, il primo presidente americano da ottantotto anni che mette ufficialmente piede sull’isola (Jimmy Carter ci andò nel 2002, ma era già un ex), una photo opportunity indispensabile per una eredità scandita da aperture e mani tese.
Quattordici mesi fa, Obama aveva annunciato con le fanfare del caso la restaurazione dei rapporti commerciali con il regime dei Castro, poco tempo dopo aveva stretto la mano al presidente Raúl Castro, dall’agosto scorso la bandiera americana sventola sull’ambasciata all’Avana. Annunciando la riapertura dei canali commerciali, Obama aveva detto che parte dell’accordo era “la possibilità di parlare con chiunque” e di discutere del rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione a Cuba.
I funzionari della Casa Bianca hanno fatto sapere che i Castro devono dimostrare che stanno facendo riforme liberali – altrimenti le restrizioni che ancora esistono non saranno rimosse – e il presidente ieri ha ribadito (e nessuno ha riso) che “l’America sta dalla parte dei diritti umani”, che la visita servirà per dare “nuove opportunità al popolo cubano”, dando così alla sua missione quello slancio indispensabile per mettere l’etichetta “storico” anche a questo viaggio. La riapertura completa dei rapporti con Cuba trova molti ostacoli al Congresso, a maggioranza repubblicana, che pretende reciprocità da parte dei Castro e prove del fatto che la fiducia americana è ben riposta.
[**Video_box_2**]Naturalmente l’annuncio della visita ha avuto immediate ripercussioni sulla campagna elettorale ora in corsa: nel campo repubblicano ci sono due candidati di origine cubana, Ted Cruz e Marco Rubio. Entrambi hanno prontamente criticato l’iniziativa del presidente, dicendo che finché non ci sarà una “Free Cuba” non saranno mai a favore di qualsivoglia apertura nei confronti del regime, e che anzi la libertà a Cuba dovrebbe essere la priorità di Obama, che invece continua a sostenere “regimi repressivi”. Cruz ha anche detto di avere il timore che il presidente voglia restituire la base navale di Guantanamo al governo di Cuba, con conseguenze imprevedibili. I democratici invece sono a favore della riapertura e questo diventerà un tema rilevante: pochi giorni prima del viaggio già inevitabilmente storico si voterà in Florida.
Cosa c'è in gioco