Il tariffario del terrore
Saddam Hussein staccava assegni da 25 mila dollari per le famiglie dei kamikaze palestinesi. Ora ci pensa l’Iran: il regime degli ayatollah annuncia che pagherà le famiglie dei terroristi palestinesi che compiono attacchi contro i cittadini israeliani. C’è anche il tariffario del terrore antisemita: settemila dollari alle famiglie dei terroristi palestinesi che saranno uccisi mentre compiono attentati e trentamila dollari alle famiglie che, a seguito di un attentato compiuto da un loro congiunto, si vedranno distruggere la casa da Israele. “Il sangue dei martiri porterà alla liberazione della Palestina dal mare al Giordano”, ha scandito Teheran, prefigurando la scomparsa dello stato ebraico. Immediata la protesta israeliana: “Questa è una ulteriore prova del profondo coinvolgimento iraniano nella promozione del terrorismo contro Israele”, aggiungendo che dopo l’accordo sul nucleare il regime di Teheran è diventato ancora di più “giocatore centrale del terrorismo internazionale”.
Nelle stesse ore, l’Iran annunciava di aver devoluto altri 600 mila dollari alla taglia che pende sulla testa dello scrittore Salman Rushdie, portandola a quattro milioni. L’iniziativa coincide con l’anniversario della fatwa lanciata dall’ayatollah Khomeini nel 1989, che condannò a morte Rushdie accusandolo di blasfemia per la pubblicazione dei “Versetti satanici”. L’Iran fa il suo mestiere e finanzia il terrorismo contro “i sionisti” e lo scrittore “islamofobo”. Ma l’Europa che fa? Ogni tanto, ad esempio, non potrebbe alzare la voce contro il suo nuovo socio in affari che vuole buttare a mare gli ebrei e i letterati europei?