Effetto domino sui confini, la rotta balcanica è ormai chiusa di fatto
A due giorni dal raggiungimento di un pre accordo tra Angela Merkel e la Turchia sulla ricollocazione dei migranti, non si ferma l’effetto domino della chiusura dei confini sulla rotta balcanica. Slovenia, Croazia e Serbia hanno cominciato oggi ad applicare restrizioni alla frontiera per i pochi migranti che riescono ad arrivare dopo l’interruzione della rotta balcanica più a sud, iniziata a fine febbraio con la chiusura della frontiera tra Macedonia e Grecia.
"A partire dalla mezzanotte non esiste più come finora la migrazione attraverso la rotta dei Balcani", ha indicato nella notte il ministero dell'Interno della Slovenia. In questo modo, questi paesi non permetteranno il passaggio di grandi contingenti di rifugiati in treno o autobus, come successo negli ultimi mesi, e ogni persona sarà sottoposta a un controllo individuale. Potranno entrare in Slovenia "solo gli stranieri che rispettino i requisiti per entrare nel paese", cioè quelli con i passaporti e i visti validi per la zona Schengen. Inoltre potranno entrare nel paese quelli che abbiano intenzione di chiedere asilo e a quelli che, in base a un'indagine personale, venga concesso i passaggio per ragioni umanitarie. Il ministro dell’Interno della Serbia ha detto che le nuove misure alle frontiere del suo paese sono una “risposta” a quelle applicate da Slovenia e Croazia, e che Belgrado "non può permettersi di diventare un centro di raccolta per rifugiati" tenendo conto del nuovo regime adottato dagli stati membri dell'Unione europea.
[**Video_box_2**]Nel frattempo nel centro di accoglienza macedone di Gevgelija, al confine tra ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) e Grecia, non si registrano nuovi arrivi di profughi da ormai circa 50 ore.