Un (altro) missile iraniano sul deal
Sui missili balistici che l’Iran ha lanciato tra ieri e martedì in una nuova serie di test militari, le Guardie rivoluzionarie hanno scritto in lingua ebraica, secondo l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Fars, la frase “Israele deve essere cancellato dalla faccia della terra”. Il capo del programma missilistico delle Guardie rivoluzionarie, Amir Ali Hajizadeh, è stato, se possibile, ancora più esplicito: i missili hanno una gittata di 2.000 chilometri, ha detto, e sono pronti a colpire il “regime sionista” di Israele.
Non è ancora chiaro se questa nuova ondata di test missilistici viola, come è successo lo scorso autunno, le risoluzioni Onu che impediscono a Teheran di sviluppare missili capaci di portare testate nucleari. L’Amministrazione americana non ha ancora specificato se i missili di questa settimana rientrano nella categoria, e anche il fraseggio delle misure onusiane è stato modificato dopo la firma del deal nucleare. Il risultato pratico comunque non cambia: dopo gli Emad lanciati a ottobre l’America inaugurò sanzioni risibili e a lungo ritardate dalla Casa Bianca; è plausibile che oggi qualsiasi reazione occidentale rimarrà dello stesso tenore. Ma la coreografia stessa del test militare, trasmesso in tv con immagini dei silos dislocati in varie parti del paese, il presentatore che parla di “rivoluzione missilistica”, gli slogan contro il Satana americano e quelli contro Israele, sono un colpo, l’ennesimo, alle logiche del deal nucleare, che arriva proprio mentre il vicepresidente americano Joe Biden è in visita a Gerusalemme: l’occasione, per gli ayatollah, non potrebbe essere più propizia.
L’agenda congiunta di Biden e del premier israeliano Netanyahu è fitta di preoccupazioni, prima tra tutte l’Iran. Biden vorrebbe rassicurare Bibi, ma la sua condanna dei test missilistici iraniani è stata accompagnata da clausole dubitative che hanno fatto subito capire l’andazzo. Lunedì intanto è sbarcato in un porto europeo, in Spagna, il primo carico di petrolio iraniano dalla fine delle sanzioni. E’ l’altra faccia del deal, quella su cui le minacce iraniane scivolano senza lasciare tracce.