Il passo indietro di Parigi (un altro)
Coraggioso, François Hollande, non lo è mai stato, e questa non è una novità. I giornali francesi poi, in questi giorni di riforme (annunciate) e di piazza, hanno fatto di tutto per ricordare al presidente che quando si toccano certi interessi non si resta vivi: gli esempi del passato, dagli anni Ottanta ai primi anni Duemila, non lasciano speranze. Il coraggio sarebbe passato un po’ a tutti. Però Hollande, potendo scegliere di stare almeno fermo al punto in cui era arrivato, con una riforma sul lavoro che inserisce qualche elemento di flessibilità in un mercato tanto rigido, ha deciso di fare un bel passo indietro, al punto che da luendì pomeriggio il sito del quotidiano Figaro chiede ai suoi lettori: poteva indietreggiare un po’ meno, il presidente?, mentre i politici di destra dicono che Hollande è ormai il re del “moonwalk”, va indietro facendo credere agli altri di avanzare.
Il governo di Parigi ha deciso di inserire alcune “migliorie”, così le ha definite, nella legge El Khomri, per calmare i sindacati, l’ala più a sinistra del Partito socialista e l’elettorato giovanile che più di tutti ha manifestato la propria opposizione al progetto di riforma. Alcune delle misure che prima davano un po’ di flessibilità alle aziende più piccole sono diventate “indicative” e non obbligatorie, così come altre sui licenziamenti in caso di crisi economica. Il risultato però è piuttosto scarso: la Confindustria si dichiara delusa, e questo è abbastanza normale. Ma anche buona parte dei sindacati dice di non essere affatto soddisfatta, così come le associazioni giovani annunciano: la protesta continua. Per non accontentare nessuno, allora tanto valeva non indietreggiare.
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