Dopo Bruxelles, Madrid si sente un obiettivo del jihad. Cosa dicono i giornali spagnoli
“Oggi Bruxelles, domani Madrid?”, urlavano ieri notte alcuni militanti dell’estrema destra spagnola, che hanno organizzato una manifestazione di protesta davanti alla più grande moschea della Capitale. La manifestazione, composta da pochi individui, è stata subito dispersa, ma lo slogan è impresso nella testa degli spagnoli. Dopo gli attentati del 2004, gli spagnoli hanno vissuto la minaccia terroristica jihadista con uno stato d’allerta elevatissimo, e gli attacchi a Bruxelles hanno amplificato il timore di essere tra i prossimi obiettivi. Per ragioni storiche e logistiche, Madrid teme di essere un bersaglio sensibile, e ieri il ministro dell’Interno, Jorge Fernandez Diaz, ha annunciato il mantenimento del livello di allerta antiterroristica a 4 su una scala di cinque e, come molti suoi colleghi europei, ha annunciato misure di rafforzamento della sicurezza negli aeroporti del paese.
Come raccontano i giornali locali, la Spagna sente crescere intorno a sé le minacce jihadiste. “Gli esperti insistono sul fatto che non c’è una minaccia concreta, ma è da settimane che la propaganda jihadista ricorda con insistenza che l’occupazione di al Andalus è tra i suoi obiettivi e la cifra dei jihadisti che si sarebbero spostati dalla Spagna per andare in Siria e Iraq e arruolarsi nello Stato islamico continua ad aumentare”, scrive il giornale online Confidencial.
Il giornale Abc cita i dati del Real Instituto Elcano, uno dei principali think tank del paese, per spiegare che la minaccia è in crescita. Gli arrestati per reati legati al terrorismo in Spagna sono sempre più giovani, e l'età media si attesta a 28 anni. Inoltre non si tratta più di un fenomeno esclusivamente maschile: i dati dell'istituto indicano che quasi il 16 per cento dei 140 arrestati per attività connesse al terrorismo jihadista dal 2013 sono donne, anche più giovani rispetto agli uomini, dal momento che la loro età media è di 22 anni. E' anche rilevante il fatto che oltre il 14 per cento degli arrestati siano musulmani convertiti. Inoltre, se nella prima parte degli anni 2000 le attività di terrorismo jihadista in Spagna sono state gestite da cittadini stranieri, ormai oltre il 40 per cento delle persone coinvolte possiede passaporto spagnolo di nascita, e proviene principalmente dai territori spagnoli in Nordafrica, Ceuta e Melilla.
Sulla versione spagnola dell’Huffington Post Carola García-Calvo, ricercatrice dello stesso Instituto Elcano, nota come, benché “i livelli di mobilitazione jihadista siano molto inferiori rispetto agli altri paesi europei”, nove su dieci jihadisti catturati nelle operazioni dell’antiterrorismo spagnola a partire dal 2013 non agiva in solitario, si muoveva dentro una rete che faceva riferimento allo Stato islamico e che aveva connessioni organizzative “simili a quelle dei terroristi che hanno operato a Parigi alla fine del 2015 e poche ore fa a Bruxelles”.