Il sonno europeo e la sveglia australiana
L’allergia al realismo pare non aver abbandonato l’animo delle istituzioni belghe, persino dopo gli attacchi di Bruxelles. Malcolm Turnbull, primo ministro di una nazione, l’Australia, che su immigrazione e lotta al terrorismo islamico ha da tempo deciso di non cedere di un millimetro, in un discorso al Lowy Institute di Sydney ha commentato i fatti drammatici avvenuti nella capitale belga, parlando di “integrazione fallita”, di “confini colabrodo” e di “apparati di intelligence e di sicurezza che faticano a stare al passo con la portata e l’estensione del terrore”. Turnbull ha evidenziato che “in Europa di fatto non ci sono frontiere interne, mentre quelle esterne sono difficili da gestire”, e ha infine richiamato l’attenzione su alcuni recenti rapporti delle intelligence secondo i quali “l’Isis sta sfruttando la crisi dei rifugiati per inviare i propri combattenti in Europa”.
Il primo ministro australiano Malcolm Turnbull (foto LaPresse)
E’ per quest’ultimo accenno del premier che l’ambasciatore belga in Australia, Jean-Luc Bodson, ha deciso di esprimere pubblicamente tutta la propria contrarietà, rispolverando la solita immobilizzante retorica distinguista: le parole di Turnbull – ha affermato Bodson – sono “pericolose” perché “non fanno che creare confusione fra terrorismo e migranti, e fra terrorismo e islam”, che sarebbe “proprio ciò che vuole l’Isis”. Non pago, l’ambasciatore del Belgio ha definito “largamente esagerate” le posizioni di chi ora vede in alcuni quartieri di Bruxelles i perfetti ricettacoli di cellule terroristiche, aggiungendo che il vero problema è “lo stato di povertà” in cui vivono molte persone di quelle aree. Siamo sempre lì: colpa della povertà. E non si parli di islam.