Più burocrazia ci farà perdere la guerra
Dopo gli attentati di Bruxelles, che hanno messo in luce l’incapacità delle istituzioni e degli organismi europei di gestire in modo coordinato le attività di contrasto al terrorismo, tutti hanno improvvisato qualche ricetta. Tra queste, però, ce n’è qualcuna che oltre ad essere inutile potrebbe essere addirittura controproducente. Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, su questo giornale ha sostenuto l’idea di una procura antiterrorismo europea. Però, a giudicare da alcuni episodi clamorosi, come l’inchiesta sul sequestro (cioè sulla cattura) di Abu Omar, si potrebbe ritenere che l’intervento della magistratura, nazionale o europea, abbia effetti tutt’altro che utili nella lotta al terrorismo. Quel che servirebbe è invece una collaborazione coordinata tra i servizi di sicurezza e di intelligence, non solo europei, che peraltro è stata già inaugurata più volte (l’ultima a gennaio, con il Centro per l’antiterrorismo europeo dell’Europol) senza risultati di rilievo.
Anche in questo settore, però, è dubbio che serva la costituzione di nuovi organismi continentali (che dovrebbero passare per la trafila complicatissima dell’approvazione da parte di 28 governi e di altrettante ratifiche parlamentari). Si può forse mettere in cantiere qualcosa di simile a un servizio di coordinamento europeo, ma nel frattempo bisogna realizzare una effettiva collaborazione tra i servizi nazionali, senza intralci burocratici o giuridici. Per condurre una lotta come quella che siamo costretti a ingaggiare col nemico terrorista bisogna evitare, scavalcare le pastoie paralizzanti che già sono insopportabili in condizioni normali, ma che possono diventare letali in una situazione di guerra.