La Pasqua indigesta di Hillary Clinton
Hillary Clinton non ha passato la sua Pasqua migliore. Sabato è stata sonoramente sconfitta da Bernie Sanders nei caucus di Alaska, Hawaii e Washington, e in settimana aveva perso anche in Idaho e Utah. Da un punto di vista strettamente numerico non cambia la sostanza di una corsa in cui Hillary gode del vantaggio ulteriore di quasi cinquecento superdelegati, i rappresentanti del famoso establishment, ma è un altro momento della campagna in cui il vento elettorale s’è messo a soffiare dalla parte di Bernie. Ora il senatore del Vermont le lancia il guanto della sfida alle primarie di New York del 19 aprile, lo stato in cui la Clinton è stata senatrice e che per nessuna ragione può permettersi di perdere. Bernie, cresciuto a Brooklyn, vorrebbe un dibattito televisivo a New York per scaldare la corsa, convinto com’è che il “momentum” è con lui.
Contemporaneamente, si stringe il cerchio dell’inchiesta sulle email della segreteria di stato gestite in forma privata da Hillary, e dall’Fbi arriva la notizia che gli inquirenti stanno organizzando per le prossime settimane le deposizioni dei consiglieri più stretti della candidata. Con ogni probabilità anche lei sarà sentita dagli investigatori nell’ambito di un’inchiesta che, scrive il Washington Post, impegna 147 agenti federali. Hillary sperava che l’indagine a un certo punto si dissolvesse, stralciata se non dai registri almeno dagli interessi dell’opinione pubblica, dissoluzione da esercitarsi possibilmente in simultanea allo scioglimento del fenomeno Bernie. Entrambi i problemi, invece, si ostinano a permanere.