Il bavaglio di Erdogan alla stampa libera non ha più confini
La repressione della stampa libera da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan arriva supera ormai i confini nazionali. Non c'è soltanto il caso, di cui abbiamo scritto questa settimana, della richiesta avanzata alle autorità di Berlino per far censurare alcune vignette tedesche troppo irridenti dell'uomo forte di Ankara. Ieri, mentre il leader dell'Akp partecipava a una conferenza ospitata dalla Brookings Institution di Washington, all'esterno una giornalista turca è stata malmenata dagli uomini della sicurezza del presidente. Un'aggressione fisica e verbale testimoniata dalle foto pubblicate su questa pagina, e anche da un video in cui un poliziotto americano si rivolge alle guardie del corpo di Erdofgan: "Calmatevi", dice, "siamo in America, comportatevi da adulti".
"In Turchia i giornalisti e gli oppositori al presidente sono abituati a incidenti del genere", ha scritto l'Atlantic sull'aggressione alla giornalista. Dal 2014, anno dell'elezione di Erdogan alla presidenza, la repressione della libertà di stampa è diventata una costante in Turchia con un accentramento di potere nella figura del presidente. L'istituto di ricerca Freedom House ha giudicato il paese "non libero" e Reporters Without Borders, specializzato in ricerche sulla libertà dei media, nel 2015 ha classificato la Turchia al 149esimo posto sui 180 paesi considerati.
L'aggressione alla giornalista turca all'esterno della Brookings Institution a Washington
Senza una ragione ufficiale, il mese scorso il più grande giornale turco d'opposizione, Zaman, è finito sotto il controllo dello stato, con una mossa legittimata ufficialmente dalla sentenza di un tribunale. Il quotidiano era legato a Fethullah Gulen, ex alleato di Erdogan. Gulen oggi è acerrimo oppositore del presidente ed è esiliato negli Stati Uniti. Prima ancora, un altro caso di repressione della libertà di stampa è stato quello che ha coinvolto Can Dundar e Erdem Gul, rispettivamente editore e caporedattore del quotidiano Cumhuriyet, arrestati lo scorso novembre. Nel maggio del 2015 il quotidiano aveva pubblicato un'inchiesta che accusava il governo turco di armare le fazioni islamiste in Siria. "Chi ha scritto questa notizia la pagherà a caro prezzo", disse allora Erdogan.