Jihadisti con il cappello
A Bruxelles è stato arrestato Mohamed Abrini, considerato dai media belgi “l’uomo con il cappello” del filmato fatto all’aeroporto di Bruxelles la mattina del 22 marzo scorso, prima degli attentati che hanno colpito la città. Belga trentunenne di origini marocchine, Abrini era stato filmato in una stazione di servizio in Francia, sulla strada che dal confine belga porta alla capitale francese, due giorni prima dell’attentato di Parigi, del 13 novembre scorso. Era assieme a Salah Abdeslam, il “sopravvissuto” di Parigi arrestato quattro giorni prima degli attentati di Bruxelles, ora secondo le indiscrezioni sarebbe pronto a collaborare con le autorità francesi e belghe (si dice anche che, nonostante dovesse farsi esplodere a Parigi assieme agli altri compagni del commando, decise volontariamente di non farlo). Il nome e il volto di Abrini circolano da mesi, è considerato uno dei leader della cellula terroristica dello Stato islamico che si è insediata nel cuore dell’Europa: era amico di Salah e di suo fratello Brahim, uno degli attentatori di Parigi, fin da quando erano ragazzini, vivevano vicini a Molenbeek, sono andati insieme a Parigi a novembre, ma Abrini è tornato a Bruxelles prima dell’attentato, e da lì avrebbe gestito il commando. Suo fratello è morto in Siria nel 2014, lui è sicuramente arrivato in Turchia, e con tutta probabilità è andato a fare l’addestramento jihadista come molti dei suoi amici.
Gli inglesi conoscono Abrini meglio di altri: secondo l’intelligence, è stato nel Regno Unito l’anno scorso, a Birmingham, dove ha raccolto informazioni su uno stadio di calcio. Assieme ad Abrini, sono state arrestate altre persone, tra cui, secondo fonti di Politico Europe, Osama Kayen e Abu Amrid, definito “leader del circolo” che ha organizzato gli attentati a Parigi e a Bruxelles.
I dettagli che via via saranno forniti serviranno a ricostruire con più chiarezza i movimenti e il ruolo dei jihadisti. L’obiettivo è dare una forma e soprattutto una grandezza alla supercellula terroristica che opera nel cuore dell’Europa, prima che colpisca altri obiettivi. La collaborazione è indispensabile, così come la necessità di non lasciare che disunioni, rivalità e una altalenante volontà politica facciano perdere slancio e tempo.
L'editoriale dell'elefantino