L'esterno della sede della Corte costituzionale di Karlsruhe

Lezioni di garantismo da Karlsruhe

Redazione
Giusti timori tedeschi verso la giustizia italiana. E possibili doppi fini.

Nel giorno in cui il Presidente Sergio Mattarella incontra il suo omologo tedesco Joachim Gauck a Torino, al di qua e al di là delle Alpi si discute della recente sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe, secondo la quale l’estradizione nel contesto del mandato d’arresto europeo non può avvenire in contrasto con l’identità costituzionale tedesca, ovverosia non può violare il principio fondamentale della dignità umana e il principio di colpevolezza che ne è corollario.

 

La Corte ha giudicato su un ricorso diretto di un cittadino statunitense condannato nel 1992 in contumacia a trent'anni di carcere dalla Corte di appello di Firenze per narcotraffico e associazione a delinquere. Arrestato nel 2014 in Germania, il latitante lamentava di non aver mai saputo della condanna e che, sulla base della legge italiana, una volta estradato, non avrebbe potuto ottenere automaticamente la riapertura del procedimento e l'assunzione di nuove prove. L’esame in concreto dell’esistenza di garanzie sufficienti per l'estradato spetta ora al tribunale di merito a Düsseldorf. Fatto sta che in Germania si ironizza sullo scarso tasso di garantismo del nostro codice di procedura penale. In effetti, il processo contumaciale in Italia è stato oggetto in passato di diverse censure da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma è stato anche riformato nel 2005 e poi infine abrogato nel 2014.  Ciò che è chiaro è che da questa vicenda, oltre alla scarsa collaborazione tra le procure tedesca e italiana, emerge una lezione di garantismo un po’ peloso. Facendo della dietrologia, c'è infatti chi mormora che una sentenza così sprezzante nei confronti del nostro Paese sia solo un pretesto per continuare a evitare l'estradizione dei criminali di guerra nazisti condannati in contumacia in Italia.

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