La Francia e l'ombra separatista sulla Libia
La Banca centrale libica è divisa in due, come tutta la Libia. Secondo alcune fonti, la filiale nell’est del paese, nella Cirenaica, sta stampando moneta. In modo autonomo, indipendente, sfruttando la tecnologia russa attraverso aziende specializzate che operano anche nella Siria di Assad. Il segnale è chiaro: la tentazione separatista è forte. Le forze del generale Haftar, che con il sostegno dell’Egitto guida le operazioni militari e diplomatiche dell’est della Libia, hanno liberato la città di Derna dalle milizie dello Stato islamico. Entro pochi giorni è previsto un voto sulla legittimazione del governo di Tripoli del premier Serraj, e finora la diplomazia di Haftar ha lavorato al boicottaggio.
La comunità internazionale punta a rafforzare il governo di Tripoli in modo che diventi un interlocutore efficace per la lotta al terrorismo e per la gestione del flusso di migranti (e finora i risultati non sono del tutto scoraggianti). A Hannover lunedì, nell’incontro del cosiddetto G5 con Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, si lavorerà alle prossime fasi del progetto di stabilizzazione della Libia. Ma intanto nell’est del paese l’ambizione separatista cresce, è un piano B cui affidarsi nel momento più opportuno. La Francia, divisa al suo interno tra il ministero della Difesa e quello degli Esteri, il primo più propenso a un’alleanza forte in Cirenaica e il secondo garante dell’unione del paese, stringe l’alleanza con l’Egitto e con il generale Haftar, la cui affidabilità è invero bassa, ma che nel gioco tragico dei mali minori assume un ruolo centrale. L’esito del piano B è imprevedibile, ma è bene non sottovalutare il fatto che il piano esiste, come dimostrano le attività di molti servizi segreti europei nell’est: a Bengasi ci sono un esercito, un uomo forte, presìdi internazionali e ora la moneta. Gli albori di uno stato.