Una pioggia di soldi per Parigi
E’ un contratto storico. Tanto che, secondo indiscrezioni, l’altra notte il primo ministro australiano Malcolm Turnbull ha chiamato direttamente la residenza del presidente francese, Francois Hollande, per dargli la lieta notizia. Il gruppo francese navale Dcns costruirà i dodici sottomarini che rinnoveranno la flotta della Marina australiana per una cifra che si aggira intorno ai 50 miliardi di dollari. La prima consegna avverrà nel 2030. Duemilanovecento posti di lavoro in Australia, quattromila in Francia, duecento i subappalti. Per Parigi l’indotto industriale sarà di otto miliardi di euro, scrive il Monde. Da mesi si aspettava l’assegnazione del contratto, e la gara era tra Francia, Germania e Giappone. Quest’ultimo, secondo i media, era il favorito, anche per le pressioni esercitate da Washington in favore degli alleati nipponici.
La reazione tedesca è stata particolarmente elegante. Il portavoce della ThyssenKrupp Marine Systems tedesca ha detto di “rispettare” la decisione del governo di Canberra e di essere pronta per qualunque altra commessa. A Tokyo invece l’annuncio di Turnbull ha provocato parecchi malumori. Nel Pacifico la corsa agli armamenti fa parte di una strategia di rafforzamento di alleanze strategiche – e la guerra sott’acqua è strategica: non è un caso se sabato scorso la Corea del nord ha rivendicato il test di un missile balistico lanciato da un sottomarino. “E’ stata una decisione estremamente spiacevole”, ha commentato ieri il ministro della Difesa giapponese Gen Nakatani, aggiungendo che il governo di Tokyo ha già chiesto all’Australia di spiegare le ragioni per cui sono stati preferiti i sottomarini francesi a quelli nipponici, che avrebbero dovuto essere costruiti dalla Mitsubishi Heavy Industries.
Il Giappone aveva investito molto nella commessa australiana durante il precedente governo di Tony Abbott e l’alleanza tra i due paesi avrebbe dovuto essere coronata dal rinnovo della flotta di sottomarini. Il primo ministro Shinzo Abe aveva usato la commessa anche per far digerire ai giapponesi la revisione delle Forze armate e il nuovo ruolo di un Giappone militarizzato. La scelta australiana avrà delle conseguenze.
Dalle piazze ai palazzi