L'antisemitismo secondo il Labour
L’inchiesta della baronessa Royall sull’antisemitismo nell’Oxford University Labour Club non ha trovato traccia di “un antisemitismo istituzionale”, anche se ammette che il Partito laburista ha “difficoltà” a far sì che gli studenti ebrei siano a loro agio nel campus inglese. Lady Royall ha stabilito anche che chiunque sia stato espulso dal Labour a causa di posizioni antisemite non dovrebbe essere escluso a vita perché “le persone possono cambiare idea”. Infine dice che il partito dovrebbe trovare “una definizione del discorso antisemita”, adottando regole e meccanismi che portino ad “azioni rapide” qualora si verificassero delle violazioni. Queste sono le conclusioni dell’inchiesta che la baronessa ha condotto nel campus di Oxford dove erano stati riscontrati alcuni casi di antisemitismo prima che anche parlamentari e soprattutto l’ex sindaco di Londra Ken Livingstone mostrassero, senza mai pentirsi, il loro istinto antisemita.
Che cosa ci sia nel resto del report non è dato sapere, perché il comitato che guida il Labour ha deciso di rendere pubbliche soltanto conclusioni e raccomandazioni: il partito “ha soppresso” i risultati dell’inchiesta, titolava ieri mattina il Daily Mail. Tale accondiscendenza, al netto del tatticismo elettorale (la questione scoppiò a una settimana dalle amministrative dello scorso 5 maggio) potrebbe portare ora a un reintegro di Livingstone e anche della parlamentare che sosteneva che Israele andrebbe spostato negli Stati Uniti. Così sarebbe chiaro a tutti che il Labour di Jeremy Corbyn non ha mai voluto affrontare con serietà questa crisi, semplicemente perché non considera l’antisemitismo un problema.
Dalle piazze ai palazzi