Il non-scandalo della lettera di Rajoy
I grandi scandali originati dall’Unione europea iniziano spesso con delle lettere segrete, e il piccolo scandalo del premier spagnolo facente funzioni, Mariano Rajoy, non è da meno. Lunedì il País, quotidiano d’opposizione, ha rivelato una missiva riservata inviata al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, in cui Rajoy, per evitare la maximulta per eccesso di deficit già minacciata dall’Ue, scrive che “nella seconda metà dell’anno”, “una volta che ci sarà un nuovo governo siamo disposti ad adottare nuove misure” di taglio della spesa: nuova austerity. I partiti dell’opposizione hanno reagito con violenza. Rajoy è un “bugiardo senza pudore”, ha detto il socialista Pedro Sánchez. “Ha un programma elettorale occulto”, ha denunciato Unidos Podemos (il nuovo nome di Podemos dopo l’alleanza con Sinistra unita).
In effetti, per tutta l’ultima campagna elettorale e anche in quella appena iniziata per le elezioni del 26 giugno, Rajoy più che austerità ha promesso di tagliare le tasse. Ancora questo mese, in un’ampia intervista al Financial Times, ha rilanciato il taglio delle imposte come punto numero uno del suo programma. Ma al contrario di quello che pensa la sinistra spagnola, rimanere fedele all’austerità – seppure con gli aggiustamenti e la flessibilità che Madrid ha richiesto in sede europea – e al tempo stesso tagliare le tasse è tutt’altro che impossibile. E’ stato lo stesso Rajoy a dimostrarlo nei suoi anni di governo, tagliando la spesa pubblica ma al tempo stesso abbassando le imposte sui consumi e sulle imprese. La lettera segreta a Juncker non è un sintomo dell’ipocrisia del leader spagnolo, è l’esatto contrario.