Il Vietnam e il pivot asiatico
"La Cina guarda con piacere a una normalizzazione dei rapporti tra Vietnam e America”. La reazione di Pechino alla notizia della revoca totale da parte di Washington dell’embargo sulle armi a Hanoi è un capolavoro di strategia diplomatica. Barack Obama era ieri in Vietnam per annunciare il grande passo verso un mondo sempre più lontano dalle tensioni della Guerra fredda (l’embargo dura dal 1984, era stato in parte alleggerito nel 2007), ma tre giorni prima il ministro della Difesa vietnamita, Ngô Xuân Lich, aveva incontrato a Hanoi l’ambasciatore cinese, Hong Xiaoyong, per “aumentare la collaborazione militare”, ha scritto l’agenzia di stampa cinese Xinhua.
La decisione di Obama di togliere l’embargo delle armi al Vietnam probabilmente legittimerà il processo di militarizzazione del Pacifico, e sarà la merce di scambio con la quale l’America pagherà l’ingresso nella baia di Cam Ranh, la base che secondo gli analisti dovrebbe frenare l’ascesa dell’influenza cinese nell’area. Pechino, però, ha già fatto i suoi conti. Il Vietnam e la Cina “condividono lo stesso destino”, come ha detto a marzo il presidente cinese Xi Jinping. L’unico scontro tra i due paesi, guidati entrambi da partiti comunisti, con un simile sistema di controllo sui media e un altrettanto complicato rapporto con i diritti umani, riguarda il mar Cinese meridionale. L’America protegge i pescherecci vietnamiti che attraversano le acque che la Cina rivendica come di propria pertinenza, e forse il Vietnam lascerà la Marina statunitense attraccare di nuovo a Cam Ranh, ma la retorica di Obama non convincerà Hanoi ad allontanarsi troppo da Pechino.
Dalle piazze ai palazzi