Caro Cav, eccolo il vero golpe (in Brasile)
Il nuovo presidente ad interim del Brasile, Michel Temer, dopo essere salito al potere in circostanze turbolente sta cercando di mettere ordine nei conti disastrati del suo paese. Ex vicepresidente, salito al Planalto, il palazzo presidenziale di Brasilia, dopo che Dilma Rousseff è stata sospesa per tre mesi a causa del processo di impeachment a suo carico (buone sono le probabilità che l’impeachment sarà confermato e che Dilma non recuperi mai più la carica), Temer ha appena presentato una serie di progetti ambiziosi, tra cui una proposta di emendamento costituzionale per imporre un tetto massimo all’aumento della spesa pubblica, la riforma della legge pensionistica, che adesso consente un’età media di pensionamento di 55 anni, la liberalizzazione parziale della compagnia petrolifera di stato, Petrobras, al centro delle inchieste giudiziarie, la chiusura dell’oneroso fondo d’investimento statale.
Le proposte di Temer sono state accolte con un certo scetticismo, per una certa vaghezza e perché non attaccano ancora alcuni problemi cronici del Brasile, come i giganteschi programmi assistenzialisti messi in piedi dalle sinistre, ma più ancora dei problemi economici, a preoccupare è il fatto che le procure brasiliane, creatrici della tangentopoli carioca con l’inchiesta Lava Jato, si sono rimesse in moto. Lunedì il neonato governo ha già perso un ministro, Romero Jucá, sospeso dal dicastero della Pianificazione dopo che sui giornali sono state pubblicate alcune intercettazioni in cui parlava di bloccare i giudici con un imprenditore indagato. Secondo i giornali questo imprenditore, Sérgio Machado, portava addosso delle microspie come nelle spy story. Altri sei ministri del nuovo governo sono indagati, così come lo è oltre la metà del Parlamento che sostiene il presidente, così come lo è, da poche settimane, tutta la cupola del Pmdb, il partito di Temer. Secondo un analista sentito da FT, “stiamo entrando nella ‘fase Pmdb’ delle indagini”, come a dire che i magistrati, dopo aver favorito la caduta di Dilma, muoveranno contro il nuovo governo. La classe politica brasiliana ha sperato che eliminando Dilma avrebbe avuto un po’ di tregua. Ma davanti al golpe giudiziario – questo è un golpe, caro Cav, non quelli fantomatici che ci sarebbero stati in Italia negli ultimi 20 anni – le manovre di palazzo non bastano, né i buoni propositi in politica economica.