Il Sol calante dell'Abenomics
Non rimanderò l’aumento delle tasse sui consumi a meno che il Giappone non sia colpito da una crisi come quella di Lehman Brothers o da un terremoto come quello dell’11 marzo del 2011. Lo aveva detto il primo ministro nipponico Shinzo Abe, pochi mesi fa, ma adesso tutto fa pensare che il provvedimento sarà rimandato sul serio. E questo nonostante il terremoto che ha colpito a metà aprile Kumamoto non sia paragonabile allo choc del 2011. Dunque, cosa è successo? Ieri alcuni membri del Partito liberal democratico, il partito di Abe, hanno detto a Reuters che il primo ministro ha chiesto alla maggioranza di votare per un rinvio prima delle elezioni della Camera Alta previste per luglio. L’aumento dell’imposta sui consumi dall’8 al 10 per cento era previsto inizialmente per l’ottobre 2015; una volta rimandato, il governo lo ha riprogrammato per l’aprile 2017. Si tratta di una delle manovre contro il deficit e l’enorme debito pubblico giapponese. L’imposta era stata già aumentata per la prima volta il primo aprile del 2014, passando dal 5 all’8 per cento. Risultato? Consumi ai minimi. L’aumento della pressione fiscale in un anno aveva fatto scivolare di nuovo il paese nella recessione. Durante il G7 che si è svolto giovedì e venerdì a Ise-Shima, in Giappone, il premier Abe ha illustrato al Gruppo dei sette tutti gli indicatori dell’economia globale che renderebbero possibile una crisi ai livelli di quella del 2008 – un modo per mettere le mani avanti.
L’Abenomics, la strategia economica per far tornare il Giappone a crescere dopo vent’anni di stagnazione, era stata lanciata da Abe nel dicembre del 2012 e avrebbe dovuto portare la terza economia mondiale a competere di nuovo con Stati Uniti e Cina. Ma il capitale politico investito nell’operazione è stato eccessivo e a fronte dei risultati negativi non sono da escludersi conseguenze per il Partito liberaldemocratico. Tetsuro Fukuyama, vicesegretario generale del Partito democratico attualmente all’opposizione, ha detto alla Nhk: “Se Abe non riuscirà ad andare avanti con il suo piano di aumentare l’imposta ad aprile, significa che le sue politiche economiche hanno fallito. Lui e i membri del suo governo dovranno assumersi le proprie responsabilità e dimettersi”. Intanto Abe promette un ministimolo da duecento miliardi di dollari per investimenti su infrastrutture globali. Dov’è finita l’Abenomics?
Dalle piazze ai palazzi