I turchi reagiscono male al voto di Berlino sul genocidio armeno
Milano. Il Parlamento tedesco giovedì ha votato – in modo quasi unanime, un no e un astenuto – la mozione presentata dalla Cdu, dall’Spd e dai Verdi che definisce “genocidio” l’uccisione di un milione e mezzo di armeni da parte dei turchi ottomani nel 1915. La Turchia ha immediatamente richiamato il suo ambasciatore in Germania, come aveva fatto anche quando, anni fa, fu la Francia a votare una mozione simile. Il Financial Times ha scritto che la Turchia è “ipersensibile” alla questione del genocidio. Lunedì il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, aveva dichiarato: “Se la Germania insiste su questa questione, i legami bilaterali, diplomatici, economici, politici e militari, visto che siamo entrambi membri della Nato, saranno danneggiati”. Ieri il neo premier turco, Binali Yildirim, ha definito ironicamente il voto “un vero test sull’amicizia”. Angela Merkel, così come i due leader socialdemocratici più importanti del governo, il vicecancelliere Sigmar Gabriel e il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, non erano presenti in Aula: già due giorni fa avevano detto di avere altri impegni in agenda, ma di essere a favore della mozione. “Con questa assenza – ha spiegato la Reuters – Merkel rischia ulteriori critiche sulla sua posizione nei confronti della Turchia”.
Merkel è accusata di essere troppo indulgente nei confronti di Ankara – soprattutto perché ha permesso che fosse perseguito il comico che aveva fatto una satira contro il presidente turco – e di aver assecondato il manifesto autoritarismo di Erdogan, tra ricatti negoziali all’Ue e repressioni interne, per mantenere in piedi l’accordo sui migranti tra l’Europa e la Turchia. Il presidente turco ha già in passato detto di essere pronto a fare quel che l’Ue più teme, riaprire il flusso dei migranti, se l’Europa non mantiene una posizione conciliante, e così ora la Merkel guida il fronte europeo intrappolato nelle tante “ipersensibilità” della Turchia.
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