Nicolas Maduro a Caracas (foto LaPresse)

Nei peggiori incubi di Caracas

Redazione

Quasi tutti i paesi latinoamericani ora stanno scaricando Maduro.

Domani potrebbe succedere qualcosa di grave in Venezuela. E’ possibile che il passaparola che sta rimbalzando in queste ore sia solo un falso allarme, come tanti altri nella storia recente del paese. Ma molti invece erano veri, a partire da quelli sulla cattiva salute di Chávez. Oggi le voci allarmiste corrispondono alle minacce contro l’opposizione con cui il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, ha risposto al segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), Luis Almagro. Due giorni fa Almagro ha invocato la “Carta Democratica” dell’Osa, chiedendo la convocazione di un Consiglio permanente degli stati membri a causa dell’“alterazione dell’ordine costituzionale e il grave deterioramento dell’ordine democratico” in Venezuela. Ex ministro degli Esteri in Uruguay col presidente “tupamaro” Pepe Mujica, Almagro si è sentito dare dal presidente venezuelano del “traditore” e “venduto ai gringos”, “la Carta democratica te la metti in quel posto”.

 


Luis Almagro (foto LaPresse)


 

Paradossalmente, però, l’irruenza di Almagro è sembrata eccessiva ai governi degli stati membri più moderati. Nel corso di una lunga riunione avvenuta ieri notte a Washington, perfino l’Argentina di Mauricio Macri ha fatto preparare una mozione di compromesso che chiama al dialogo governo e opposizione in Venezuela, mozione approvata all’unanimità dall’Osa. Solo la Bolivia di Evo Morales, l’Ecuador di Rafael Correa e il Nicaragua di Daniel Ortega hanno detto di voler sostenere Maduro “senza se e senza ma”. Ma è evidente che la maggior parte dei residui governi latinoamericani di sinistra è ormai persuasa della necessità di un intervento esterno per salvare democrazia e benessere in Venezuela.

Di più su questi argomenti: