Jeremy Corbyn (foto LaPresse)

Il Labour sfiducia Corbyn che però insiste: "Il partito ha bisogno di me"

Redazione

Il leader incassa 172 voti di sfiducia (l'80 per cento) ma decide di non dimettersi.

Il leader del Labour britannico, Jeremy Corbyn, rifiuta di dimettersi dopo aver incassato il voto di sfiducia del suo partito. 172 laburisti (l'80 per cento) contro 40 (gli astenuti sono stati quattro) hanno messo nero su bianco, come recita la dichiarazione ufficiale diffusa dopo il voto, che "il partito non ha fiducia in Jeremy Corbyn come leader del Partito laburista al Parlamento". Il voto sulla Brexit ha causato una spaccatura nel partito progressista: "Non tradirò i membri con le mie dimissioni", ha commentato Corbyn.

 

"Il Labour ha la responsabilità di offrire una guida laddove il governo non è in grado. Abbiamo bisogno di unire le persone, opporci all'austerità e stabilire un programma di uscita che proteggerà lavoro e reddito", ha chiarito nella sua dichiarazione. "Sono stato eletto democraticamente come leader del nostro partito per un nuovo tipo di politica dal 60 per cento dei membri del Labour e non li tradirò. Il voto di oggi non ha alcuna legittimità costituzionale. Siamo un partito democratico, con una costituzione chiara. Il nostro popolo ha bisogno che i membri del partito, i sindacalisti e i parlamentari siano uniti dietro la mia leadership in un momento critico per il nostro paese".

 

Intanto, i conservatori hanno deciso di rinviare di una settimana, al 9 settembre, la data della nomina del successore del premier dimissionario David Cameron. Oltre all'ex sindaco di Londra Boris Johnson, restano in corsa l'attuale ministro dell'Interno Theresa May, il segretario al Lavoro Stephen Crabb e il parlamentare John Baron.

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