L'intervento della polizia turca dopo le esplosioni all'Ataturk (foto LaPresse)

Spari ed esplosioni all'aeroporto di Istanbul. Almeno 41 i morti

Redazione
Tre uomini si fanno saltare in aria davanti al terminal dopo aver aperto il fuoco contro la polizia. Tra le vittime 13 stranieri, oltre 230 i feriti. Per il governo si tratta di un attentato dello Stato islamico

(Articolo aggiornato alle 12:31) Tre terroristi si sono fatti esplodere martedì sera all'aeroporto Ataturk di Istanbul, in Turchia, provocando almeno 41 morti, tra cui 13 stranieri, e 230 feriti, ha detto il governatore di Istanbul Vasip Sahin, ma il numero delle vittime potrebbe essere molto più alto. Secondo le ricostruzioni della polizia, gli uomini si sarebbero fatti esplodere dopo aver ingaggiato uno scontro a fuoco con gli agenti fuori dal terminal internazionale, prima di passare il primo livello di controlli. L'aeroporto di Istanbul, a differenza di quello di Bruxelles colpito a marzo, ha un doppio livello di controlli: uno fuori dal terminal e uno dopo il check in. Almeno uno degli attentatori, però, sarebbe riuscito a entrare.

 

I terroristi, arrivati all'aeroporto probabilmente in taxi, avrebbero iniziato uno scontro a fuoco con la polizia mentre cercavano di entrare nell'aeroporto, e a quel punto si sarebbero fatti esplodere. Gli uomini avevano con sé armi automatiche e dei kalashnikov. Tre dei terroristi sono stati uccisi dalla polizia. Secondo alcuni testimoni citati dalla Bbc erano vestiti di nero ed erano a volto scoperto.

 

Circa un'ora dopo le esplosioni, il governo ha emesso un divieto alla stampa locale di pubblicare nuove notizie sull'attentato, pratica già usata per i grossi fatti di sangue in Turchia, e ha bloccato tutte le strade di accesso all'aeroporto.

 

Non è ancora chiara l'identità dei tre attentatori, ma il primo ministro Binali Yildrim ha detto che la pista dell'estremismo islamico è finora la più probabile, anche se ancora non è arrivata alcuna rivendicazione.

 

La Turchia è da tempo vittima di attacchi terroristici da parte sia dello Stato islamico sia dei miliziani curdi del Pkk, con cui Ankara ha ricominciato una guerra interna circa un anno fa. Entrambi i gruppi hanno già attaccato aeroporti, come mostrano da un lato i fatti di Bruxelles e dall'altro l'attacco del dicembre 2015 all'aeroporto Sabiha Gökçen sempre a Istanbul, rivendicato dal Tak, gruppo terroristico affine al Pkk.

 

L'attacco è un colpo durissimo per l'industria del turismo turca, già fortemente provata dall'ondata di attentati terroristici che ha colpito il paese negli ultimi due anni. Secondo i dati rilasciati martedì dal ministero del Turismo, gli arrivi nel mese di maggio in Turchia sono calati del 34,7 per cento, il dato peggiore da quasi trent'anni.

 

L'attacco arriva inoltre dopo due importanti successi diplomatici di Ankara, che lunedì ha riallacciato ufficialmente i rapporti con Israele, interrotti sei anni fa per l'affaire Mavi Marmara, e ha avviato il processo di riavvicinamento con la Russia dopo l'abbattimento di un jet di Mosca lo scorso novembre sul confine siriano. Entrambi i paesi, Israele e la Russia, sono tra i principali nemici dello Stato islamico.

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