Ricchi o poveri non importa. La radice del terrore è islamica
Le salme dei nove italiani uccisi barbaramente a Dacca nella notte tra venerdì e sabato dopo undici ore di terrore dovrebbero rientrare in Italia tra domani e dopodomani. In Bangladesh oggi è il secondo giorno di lutto nazionale, e la premier Sheikh Hasina ha partecipato alla commemorazione delle venti vittime organizzata nello stadio dell'esercito della capitale. Poche ore fa è stato formalmente incriminato il settimo terrorista che le forze dell'ordine erano riuscite a fermare durante il blitz.
Nelle ultime ore la stampa internazionale ha sottolineato, su impulso del governo del Bangladesh, il fatto che i sei terroristi assassini, tutti sulla ventina secondo le autorità, provenissero da famiglie agiate. I loro nomi non sono stati diffusi ma alcuni familiari e amici hanno riconosciuto i volti dei terroristi pubblicati sui social network dallo Stato islamico.
Naturalmente è giusto sottolineare che non siano stati indotti al crimine da una condizione di disperazione, ma questa insistenza può essere causa di una ambiguità pericolosa. Se fossero stati morti di fame questo avrebbe in qualche modo attenuato il giudizio sulle loro azioni odiose e disumane? Sembra di assistere a una specie di trasferimento della logica (peraltro tutta occidentale) della storia considerata una conseguenza della lotta di classe, con tanto di violenza come levatrice, in un campo del tutto estraneo. Leggere la jihad come una forma specifica della reazione dei popoli sottomessi per liberarsi delle influenze occidentali capitalistiche e imperialistiche è un tic che colpisce molti intellettuali europei e americani.
Non si tratta solo di un errore di prospettiva e dell’ennesimo caso di autolesionismo occidentale, ma di una deviazione culturale che rende più difficile combattere il terrorismo islamico. E’ proprio la radice islamica, la lotta millenaria tra le diverse scuole islamiche, il terreno su cui nasce e si sviluppa il terrorismo. Cercare spiegazioni che evitino lo scoglio dell'origine religiosa porta solo in un vicolo cieco.
D’altra parte, che le organizzazioni terroriste islamiche, a partire da quella di Osama Ben Laden, membro di una delle famiglie più ricche del mondo, non siano esempi di “violenza proletaria” non è certo una novità. Così come si sbaglia a cercare le radici culturali di fenomeni aberranti come il nazismo nell’antisemitismo popolare, mentre si sa che è nato nelle università tedesche, a quell'epoca le più avanzate al mondo. Forse sarebbe ora di cercare le radici della jihad nelle università islamiche, invece che nei sobborghi delle capitali europee.