I numeri della cristianofobia
Venerdì 27 maggio: due quadri della chiesa Saint-Joachim-et-Sainte-Anne, a Longechaux (Doubs), sono dichiarati rubati. Sabato 28 maggio: la scuola privata cattolica Notre-Dame-des-Collines di Rive-de-Gier (Loira) è devastata da una serie di atti vandalici. Martedì 31 maggio: le vetrate della cappella Saint-Gwenolé de Trolez, a Brec (Finistère), vengono sfregiate. Lo stesso giorno, la cappella Sainte-Germaine di Selongey (Côte-d’Or) è depredata per la seconda volta in tre mesi. Sono soltanto gli ultimi episodi di vandalismo che in Francia hanno colpito luoghi di culto cristiani, segnalati e documentati dall’Observatoire de la christianophobie. Il mese di maggio, secondo i dati dell’osservatorio francese, è stato uno dei più drammatici per numero di atti cristianofobi. Tra chiese vandalizzate, statue divelte, quadri trafugati, cappelle depredate, sacrestie incendiate, cimiteri profanati, lapidi distrutte e preti aggrediti, gli attacchi a persone e siti cristiani sono stati 32, per un totale di 21 luoghi di culto differenti. I dipartimenti colpiti sono stati ben 22, e se si sommano i dati di maggio a quelli emersi dai primi quattro mesi del 2016, sono 233 gli atti di cristianofobia totali. Cifre del genere, meriterebbero spazi importanti nei quotidiani nazionali – soltanto il Figaro, lo scorso anno, dedicò uno speciale alle “profanazioni invisibili” ai danni dei siti cristiani – peccato però che i soli a darne notizia siano stati alcuni blog cattolici legati all’Observatoire, come le Salon Beige. Niente più.
Nemmeno una riga nei fogli dell’Indignazione, nemmeno un corsivo da parte dei profeti del multiculti, che invece preferiscono continuare a dare voci a imam e a rappresentanti discutibili della comunità islamica che denunciano un clima di “islamofobia sociale rampante” (le Monde) senza riportare cifre. La cristianofobia, in Francia, è un argomento che non tira, non suscita clamore nel mondo progressista, non merita inchieste su Libé, né approfondimenti televisivi per coglierne le ragioni profonde. E quando poi si verificano atti vandalici anti cristiani che non possono essere trascurati, come la profanazione di duecento tombe nel cimitero cattolico di Saint-Roch nell’aprile del 2015, la teoria prioritaria nei media benpensanti è quella dello squilibrato che si improvvisa vandalo e si diverte a sfregiare luoghi di culto cristiani per passare il tempo. Qui non si tratta di partecipare alla cosiddetta “concorrenza vittimista”, ma di denunciare un clima di omertà divenuto pericoloso e insopportabile. Da un decennio le profanazioni dei luoghi di culto cristiani sono in costante aumento. Dal 2008 gli atti cristianofobi sono quadruplicati: otto anni fa, erano 275, nel 2014 erano già 807. Alla fine del 2016 potrebbero essere ancora di più, ma nonostante ciò restano “invisibili”.
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