Il bello dei matrimoni di convenienza
La tregua è stata siglata dagli sherpa della diplomazia interna al Partito democratico americano e così Bernie Sanders ha finalmente deciso di sospendere la guerra contro Hillary Clinton. Non lo fa con l’enfasi delle grandi rappacificazioni e anzi continua, sul suo account Twitter, a propagandare il suo credo contro le diseguaglianze e per la giustizia sociale, ma quel che conta è che voterà Hillary e farà campagna per lei, questo è quel che serviva alla candidata dei democratici e al partito stesso. In cambio Sanders ottiene che le sue idee siano ascoltate, parzialmente s’intende, però nel calcolo delle convenienze, tutto serve.
I beninformati assicurano che, nel programma elettorale che è stato finalizzato a Orlando nello scorso fine settimana, alcune istanze proposte da Sanders – sulle rette scolastiche e sull’assicurazione sanitaria degli over 55 – hanno trovato un richiamo (fortunatamente non ci sono riferimenti alla contrarietà ai trattati di libero scambio e alla denuncia “dell’occupazione e degli insediamenti illegali” di Israele in Palestina). Donald Trump, il candidato repubblicano che aveva occhieggiato a Sanders in chiave anti Hillary (su alcuni temi i due vanno più d’accordo di quanto si immagini), ha subito detto che il senatore del Vermont, “svendendosi” alla Clinton, tradisce il suo elettorato, mettendo il dito nella ferita che più brucia nel Partito democratico. La frattura ideologica tra Sanders e Hillary è forse insanabile, ma in nome dell’unità i due provano a fare squadra: a volte i matrimoni di convenienza in politica sono utili, rafforzano una causa comune, coltivare le differenze può sfociare in un suicidio politico.