La realtà capovolta di Black Lives Matter svelata con qualche numero
Le statistiche raccontano una storia almeno in parte diversa da quella descritta dal movimento. Sono bianchi e ispanici a morire più spesso per mano dei poliziotti rispetto ai loro standard di morte violenta. Così i conservatori americani accusano: "Razzismo al contrario"
La strage di Dallas porta con sé gli strascichi di una percezione falsa, ovvero che la polizia americana costituisca una minaccia costante o uccida più neri che bianchi. A mente fredda, dopo i funerali dei cinque poliziotti uccisi nella città texana nel corso di una manifestazione organizzata dal movimento Black Lives Matter, gli Stati Uniti tentano di inquadrare il fenomeno da una prospettiva ben diversa da quella diffusa fino a oggi. Lo scorso febbraio ci aveva pensato il Wall Street Journal a ricordare che i numeri delle operazioni di polizia nell'ultimo anno e mezzo descrivono una realtà differente da quella raccontata dagli attivisti di Black Lives Matter. Nel 2015 i poliziotti hanno ucciso 662 bianchi e ispanici contro 258 neri (gran parte di queste persone aveva attaccato gli agenti con armi da fuoco). I 662 bianchi o ispanici uccisi dalla polizia sono pari al 12 per cento degli omicidi che in tutto il paese hanno visto coinvolti questi due gruppi etnici, in proporzione il triplo degli afroamericani uccisi dalla polizia rispetto al totale di morti violente tra gli afroamericani. I numeri dei neri uccisi nel corso di sparatorie con la polizia – scrive il quotidiano conservatore – sono più bassi anche perché un alto numero di questi è ucciso da altri neri. Sempre guardando ai numeri, il 40 per cento degli agenti americani uccisi è stati attaccato da uomini di colore. Così, se non è provato che i neri siano il bersaglio preferito dai poliziotti, sembra essere semmai il contrario: le statistiche della polizia federale dimostrano che gli agenti sono uccisi da persone di colore a un tasso 2,5 volte superiore di quello dei neri uccisi dai poliziotti.
Anche la teoria secondo cui gli agenti bianchi sparino con maggiore disinvoltura ai neri è stata smentita, o meglio capovolta, da un rapporto del dipartimento di polizia di Philadelphia. Secondo il report, i funzionari ispanici e di colore erano più propensi dei bianchi a sparare a persone di colore, sulla base di una "falsa percezione della minaccia". I crimini violenti sono commessi in modo sproporzionato da neri più che da bianchi, spiegano ancora i numeri. Secondo Il Bureau delle statistiche sulla Giustizia, i neri sono colpevoli del 62 per cento dei furti, del 57 per cento degli omicidi e del 45 per cento degli assalti nelle 75 contee più grandi del paese, nonostante siano appena il 15 per cento delle popolazioni in queste aree (dati del 2009).
Altri numeri in questo senso arrivano da uno studio già citato da Mattia Ferraresi sul Foglio: "Roland Fryer, un economista di Harvard di origini afroamericane, indignato per il trattamento dei poliziotti (che in America sono al novanta per cento bianchi) nei confronti dei neri, due anni fa ha preso a lavorare a una ricerca meticolosa sui pregiudizi razziali fra gli agenti. L’analisi, basata su un campione di migliaia di casi, rivela che gli agenti sono più inclini a usare la forza nei confronti degli afroamericani quando si tratta di fermare, ammanettare, perquisire e intimidire, ma non si riscontrano disparità nell’uso della forza letale. I dati di Fryer dicono che la polizia americana spara ai bianchi e ai neri con la stessa frequenza, un esito che mette in crisi la versione dominante, appiattita esclusivamente su uno schema razziale binario, e che il professore ha definito 'il risultato più sorprendente della mia vita'".
Il movimento Black Lives Matter alimenta un falso mito anche per l'ex sindaco di New York, Rudy Giuliani. Lunedì, parlando a Fox News lo ha definito un'associazione "profondamente razzista perché, numero uno, ci divide. Tutte le vittime contano: bianche, nere, tutte le vite. Numero due: Black Lives Matter non ha mai protestato quando ogni 14 ore a Chicago muore qualcuno, il 70-80 per cento delle volte per mano di un nero. Dove sono in quel momento?". Rush Limbaugh, conduttore radiofonico conservatore molto noto negli Stati Uniti, ha accusato il movimento anche di essere un "gruppo terroristico" che perpetua una "guerra ai poliziotti". Limbaugh ha anche attaccato il presidente Barack Obama, che all'indomani della strage di Dallas aveva invitato alla Casa Bianca i leade di Black Lives Matter: "Ha mentito alla nazione l'altra sera e ha abbracciato il mito di una guerra razziale di funzionari di polizia bianchi contro civili di colore in questo paese". "Sono un movimento terroristico colpevole di crimine d'odio", ha aggiunto. Un'accusa diretta anche al Partito democratico, che "sta strumentalizzando la morte di neri come Castile and Sterling per motivi politici". Un gioco pericoloso che rischia di dividere la comunità americana.