Kerry avverte Ankara: "L'adesione alla Nato prevede il rispetto dello stato di diritto"
Il segretario di Stato americano da Bruxelles avverte Ankara all'indomani del tentato golpe: "Rispettino democrazia". Ma le epurazioni di Erdogan non si arrestano. Il Foglio aveva già posto il problema dell'adesione della Turchia, sospesa tra autoritarismo e islamismo, all'Alleanza atlantica
La Nato monitorerà in modo continuo le misure che il governo turco adotterà nei confronti di coloro che hanno preso parte al colpo di stato di venerdì sera. L'adesione della Turchia all'Alleanza atlantica verrà quindi messa sotto verifica e potrebbe essere a rischio se Ankara non seguirà i principi democratici e lo stato di diritto condivisi dall'organizzazione militare. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha lanciato con queste parole un avvertimento, mentre in Turchia sono in corso migliaia di arresti e licenziamenti all'interno dell'amministrazione civile e delle forze armate dopo il tentato colpo di Stato. "La Nato - ha sottolineato il capo della diplomazia americana da Bruxelles - richiede anche il rispetto della democrazia". Le parole di Kerry seguono quelle già pronunciate dall'Alto rappresentante dell'Unione europea, Federica Mogherini: "L'introduzione della pena di morte cancellerebbe per sempre qualuqnue processo di adesione della Turchia all'Ue", aveva detto.
Una foto ritrae i militari turchi che hanno preso parte al tentato golpe di venerdì sera. Mezzi nudi e legati
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha aggiunto Kerry, ha assicurato più volte che rispetteranno la democrazia e la Nato 'misurerà le sue azioni. "Il livello di vigilanza e attenzione sarà ovviamente significativo nei prossimi giorni" di fronte al gran numero di arresti. "Speriamo di poter lavorare in un modo costruttivo che impedisca una ricaduta", ha detto Kerry. Intanto però Erdogan han ordinato oltre 7.500 arresti (316 confermati in udienza), tra cui 100 agenti di polizia, 6.038 soldati, 755 tra giudici e procuratori, e 650 civili. Quasi 9.000 i licenziamenti dal ministero dell'Interno turco, di cui 8.000 i poliziotti.
All'inizio dell'anno, il Foglio aveva affrontato la questione dell'appartenenza della Turchia alla Nato. Aspirazioni strategiche e islam politico mettono in dubbio l’esistenza di un interesse occidentale a mantenere Ankara nell'Alleanza atlantica, aveva scritto Germano Dottori. Anche Edward Luttwak si era chiesto come una Turchia autoritaria e islamizzata sia poco conciliabile con i valori democratici dell'Alleanza atlantica.