Anche le università nell'obiettivo di Erdogan: 15.200 i dipendenti epurati solo oggi
In Turchia le epurazioni ordinate dal presidente Recep Tayyip Erdogan all'indomani del fallito golpe di venerdì coinvolgono ormai tutti i centri di potere. L'agenzia di stampa turca Anadolu ha dichiarato che il ministero dell'Istruzione ha sospeso 15.200 dipendenti accusati di aver sostenuto il tentato colpo di stato della scorsa settimana. Il ministero ha fatto sapere di aver chiesto le dimissioni anche a oltre 1.500 rettori delle università. La misura riguarda dipendenti di uffici di aree urbane e rurali sparse nel paese e che su di loro le autorità hanno avviato delle indagini.
Sempre oggi, Anadolu ha riferito che il governo ha requisito ogni licenza alle emittenti televisive considerate vicine ai golpisti. La decisione è stata presa con voto unanime dai membri del Dipartimento Supremo per la Radio e la Televisione.
Il governo accusa sempre Fethullah Gülen, il principale rivale politico di Erdogan in esilio negli Stati Uniti, come l'ideatore del tentato colpo di stato. Il vicepremier turco Numan Kurtulmus oggi ha usato parole dure nei confronti di Gülen e l'ha paragonato allo Stato islamico per le sue "idee religione deviate". Un eventuale successo del golpe, ha continuato il vicepremier, avrebbe "condotto il paese a ridursi come la Siria", "riportando il paese indietro di 40-50 anni". Kurtulmus ha detto anche di aver inviato a Washington un carteggio contente le prove di un coinvolgimento di Gülen nel golpe di venerdì, in seguito a nuovi elementi acquisiti con le indagini di questi giorni. L'obiettivo di Ankara è quello di ottenere l'estradizione di Gülen per poterlo giudicare in Turchia.
A proposito degli arresti di questi giorni, Kurtulmus ha parlato di 9.000 persone finora detenute, 80 delle quali sono state rilasciate. Gli arresti hanno riguardato anche le autorità religiose: 492 persone tra membri del clero e insegnanti coranici sono finiti in carcere nelle ultime ore, accusati di aver sostenuto il tentato golpe. Altre 257 persone, per lo più impiegate dell'ufficio del primo ministro, sono state licenziate. Il comando militare turco ha annunciato di aver "neutralizzato" ormai tutti i sostenitori del golpe: "E' stata data la risposta necessaria alle serpi in mezzo a noi", diceva il comunicato. I tribunali turchi hanno formulato accuse formali nei confronti di 85 generali e ammiragli che sono finiti in carcere. Tra i vertici militari detenuti risulta anche il consigliere militare di Erdogan e generale dell'Aeronautica, Erkan Kivrak, sotto custodia in queste ore ad Ankara. Anche lui è considerato uno dei leader del tentato golpe ma finora le autorità hanno fornito pochi dettagli sul suo ruolo.