La foglia di fico dell'intelligence
"Sono le religioni che prevalgono sulle altre religioni; se non abbiamo paura della morte, la polizia ci interessa poco”. Con queste parole, sei mesi dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, lo scrittore Michel Houellebecq si rivolse alla Revue des Deux Mondes. Dovrebbero rileggerselo dopo ogni strage i nostri pigri giornali che ieri, ancora una volta, hanno riempito pagine sulle “falle dell’intelligence” francese a Nizza scoperte da Libération. Come se una camionetta della gendarmeria in più avrebbe potuto fermare lo sterminatore di ottanta “infedeli” fra adulti e bambini. Forse. Ma non è questo il punto. Ritualmente, dopo ogni massacro, media e politici si riuniscono al cospetto dei morti ripetendo come c’è stato un buco dell’intelligence. Purtroppo, il jihad non è come lo scontro di treni in Puglia. Qui non c’è un capostazione che poteva fermare i kamikaze di Allah. I treni dei martiri continuano ad arrivare con costanza sempre crescente. La tesi del “buco dell’intelligence” è allora una foglia di fico per non parlare di islam radicale e del suo progetto di terrore e di conquista.
Peggio, quando l’intelligence è stata esercitata davvero, come nella rendition di Abu Omar a Milano, stampa e politica hanno per anni orchestrato un copione di complotti e di indignazione. E quando gli indichi Israele come modello di vera intelligence, cui però sfugge sempre un islamista che si immola con un coltello contro gli ebrei, quei giornali si girano indignati dall’altra parte. Le Torri Gemelle che fondono a 815 gradi? Fallimento dell’intelligence. I barili di plutonio che non si trovano in Iraq? Fallimento dell’intelligence. I morti ebrei di Tolosa? Fallimento dell’intelligence. E’ la frase chiave e il codice convenzionale delle reazioni all’attacco islamista. La usano tutti. Poi aggiungono: le “ritorsioni” creano una spirale negativa, bisogna cibarsi di politica e pace ovvero diplomazia e buone intenzioni, e alla fine ecco arrivare in due o tre settimane il “se la sono cercata” trionfante, estetizzante. Quelli del buco dell’intelligence sono gli stessi che volevano mandare un vigile urbano da Osama bin Laden, anziché i Navy Seal.
Si odono sempre le stesse voci, con lo stesso timbro, in questo grande gioco di dissimulazione e di spaesamento consapevole e collettivo delle verità fattuali che non sa più che cosa sia un nemico da battere. Ma, in fondo, è così confortante parlare del buco dell’intelligence anziché dell’islam radicale che sottomette, col terrore e la sharia, noi poveri europei smarriti. Ci consoliamo con le pippe, appunto, e continuiamo a portare il basto della nostra bell’anima. Intanto, a noi che giochiamo col buco dell’intelligence, gli islamisti scavano una fossa. Ben più profonda.
I conservatori inglesi